Tangenti al Parlamento Ue, l’eurodeputato Gozi: «C’è meno trasparenza in quello italiano. Macron a Doha? Atto dovuto» – L’intervista

«Purtroppo a sinistra in molti non hanno mai resistito alla tentazione di utilizzare le inchieste come clava contro l’avversario. Spero che questo scandalo li spinga a tornare al garantismo», dice a Open l’ex sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni eletto in Ue nelle liste francesi

Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo, ieri durante il suo intervento a Strasburgo sullo scandalo che sta coinvolgendo il Parlamento europeo per una presunta ondata di corruzione da parte di Paesi stranieri (Qatar e Marocco su tutti), ha detto che bisogna fare «molto di più e meglio per preservare l’integrità delle nostre democrazie di fronte a qualsiasi forma di ingerenza».


Onorevole, in queste ore il presidente francese Emmanuel Macron, leader del suo gruppo politico, ha difeso la sua partecipazione alla semifinale dei mondiali in Qatar. La presidente Metsola ha detto invece che ha rifiutato l’invito «per preoccupazioni sul Paese».


«C’è un’indagine giudiziaria appena iniziata che deve fare il suo corso, e parallelamente un evento di grandissima importanza come la semifinale dei Mondiali. Macron ha scelto di rappresentare la Francia e il popolo francese, come pure ha fatto il re del Marocco. A maggior ragione in virtù della decennale amicizia franco-marocchina. L’assegnazione del Mondiale c’è stata vari anni fa, e la scelta del presidente di esserci è legata al sostegno alla squadra di calcio. Non c’entra nulla con il Qatargate. Non ci può essere una bufera per questo».

Macron ha anche incontrato l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani per discutere di «cooperazione tra i due Paesi».

«Ne ha approfittato per avere incontri bilaterali, la prassi in queste situazioni».

Intanto il Parlamento europeo approva a larghissima maggioranza una risoluzione che sospende la discussione parlamentare di tutte le norme che riguardano il Qatar. Non si rischia di dare un messaggio confuso ai cittadini europei?

«La coppa del mondo al Qatar è stata assegnata vari anni fa, e poco c’entra con quello che sta accadendo in questi giorni. Doha è sotto esame non da oggi: con il mio gruppo politico più volte abbiamo posto la questione all’attenzione dell’Eurocamera. Ricordo che siamo tra i pochi (insieme al gruppo della Sinistra e agli esponenti di Identità e democrazia ndr) ad aver bloccato l’esenzione dei visti per entrare in Europa. Il tema delle influenze internazionali mi sta molto a cuore. Il Parlamento ha creato due anni fa una Commissione speciale di inchiesta per affrontare alle interferenze nelle democrazie europee di cui sono membro. Abbiamo indicato una serie di criticità, legate a tentativi di influenza grigia soprattutto da parte di Russia e Cina. Questo vuol dire che dovevamo interrompere immediatamente i rapporti? Ecco, mi farei questa domanda».

Domanda che sembra seguire lo spirito della Commissione europea, al momento molto cauta nella condanna dei Paesi stranieri sospettati di aver esercitato pressioni su eurodeputati. Non sarebbe meglio se le due istituzioni principi dell’Europa si muovessero all’unisono?

«Il Parlamento è una realtà più vasta e complessa ma posso dire che a un anno e mezzo dalle elezioni europee siamo “protetti”. Le assicuro che ho visto molta più trasparenza nel Parlamento europeo rispetto a quello italiano… Io, ad esempio, sono tenuto a dichiarare tutti i miei incontri».

Solo i capi delle commissioni parlamentari e i relatori di uno specifico progetto di legge hanno l’obbligo di farlo. Gli altri no.

«Sicuramente possiamo fare di più per proteggere i processi democratici all’interno del Parlamento. Vediamo cosa non ha funzionato, cosa c’è da rafforzare, come rendere i tentativi di corruzione sempre più difficili, e come essere molto più duri nel reagire in fretta contro le interferenze straniere. Ma l’inchiesta in atto riguarda la corruzione di singoli e contro quello si può fare poco: noi dobbiamo solo capire quali misure possano rendere meno vulnerabile l’Eurocamera».

Tornando alla Commissione sulle ingerenze straniere, la prima parte delle sue attività si è conclusa nel marzo 2022 quando l’inchiesta della magistratura belga sul Qatar era già in corso. Nessuna informazione sul Qatar?

«Le informazioni hanno riguardato soprattutto Russia e Cina, e le loro campagne di disinformazione».

Conosceva Antonio Panzeri?

«L’avevo incontrato molti anni fa quando ero deputato del Pd ma, come può immaginare, non ero vicino ai dalemiani».

Martedì sera i pubblici ministeri francesi hanno perquisito la sede del partito del presidente Macron nell’ambito dell’inchiesta su presunti finanziamenti illeciti delle due campagna elettorali che coinvolge l’agenzia McKinsey. Che clima si respira all’Eliseo?

«Il presidente e i miei colleghi di Renaissance sono molto tranquilli sui rapporti dell’amministrazione francese con McKinsey, che si sono svolti in maniera del tutto regolare. C’è stata una gara di appalto per delle consulenze specifiche. C’è un’inchiesta in corso, che vada avanti».

Dal Parlamento Ue all’Eliseo, non crede che queste notizie – vere, false, da verificare – facciano male alla salute della democrazia europea?

«Tutto questo non giova alla democrazia, né all’Europa, ed è un peccato perché al Parlamento europeo dal 2019 abbiamo avuto risultati importantissimi: dalla tutela dello Stato di diritto al Green deal. Eppure ora si parla solo di valigie con i soldi. Idem con Macron: si discute più di un presunto caso McKinsey che del dibattito sul fine vita che il presidente ha lanciato con grande coraggio. Sono cose che fanno male».

Finora è stata una batosta soprattutto a sinistra. Perché?

«Ci sono alcune lezioni che possiamo imparare da questa storia. Quando ci sono delle inchieste giudiziarie non vanno mai manipolate politicamente o rese oggetto di strumentalizzazione come troppi hanno fatto sempre soprattutto a sinistra: il moralismo dovrebbe essere cessato da un pezzo. Purtroppo a sinistra in molti non hanno mai resistito alla tentazione di utilizzare le inchieste come clava contro l’avversario. Ci sono stati tentativi di creare casi contro di me. Ho agito in maniera ferma e tranquilla, e ho avuto ragione. Spero che questo scandalo possa spingere la sinistra europea e italiana a tornare al garantismo, alla presunzione di innocenza. E mi auguro anche che la destra non voglia copiarli adesso, perché altrimenti il circolo vizioso non si spezzerà mai».

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