Manovra, l’approdo in Aula slitta a giovedì mattina. Tempi ancora più stretti: voto finale fino al 24, poi il Senato

Alla Camera il voto di fiducia può arrivare anche alla vigilia di Natale, poi il passaggio al Senato

Non c’è accordo sulla manovra e la presentazione in Aula slitta ancora. Ad annunciarlo è la conferenza dei capigruppo, dopo una giornata di tensioni e rinvii. La – nuova – scadenza si allunga di un giorno, passando da mercoledì alle 13, a giovedì 22 dicembre alle 8. La discussione generale andrà avanti alla Camera fino alle 11, poi verrà posta la questione di fiducia, mentre il voto di fiducia si terrà nella tarda mattinata di venerdì, con possibilità di proseguire fino a sabato 24. Il termine per gli emendamenti, infine, è stato fissato per giovedì alle 8, quello per gli ordini del giorno alle 10. Il testo passerà poi all’esame del Senato, tra il 27 e il 29 dicembre, dove dovrà essere votato.


La spaccatura con il Terzo Polo

Le opposizioni insorgono contro la gestione dei passaggi parlamentari relativi alla legge di Bilancio. Persino il più collaborativo dei gruppi politici, il Terzo polo, che qualche settimana fa aveva deciso di aiutare il governo portando a Palazzo Chigi alcune proposte, non dà più credito all’esecutivo. «Finché non si chiariranno tra loro, in commissione non siederemo più – annuncia Carlo Calenda -. Ma non intendiamo rivolgerci ai vertici delle istituzioni, come fece Meloni l’anno scorso scrivendo al presidente della Repubblica. Noi lasciamo in pace Mattarella. Ma se Meloni fosse oggi all’opposizione, si andrebbe a incatenare davanti al Quirinale». In una conferenza stampa tenuta al Senato dai rappresentanti di Azione e Italia Viva, era stato Luigi Marattin, membro della commissione Bilancio di Montecitorio, ad annunciare per primo “l’Aventino” del Terzo polo: «I relatori non hanno presentato gli emendamenti, non c’è nessun parere, si rinvia l’ufficio di presidenza della commissione Bilancio alle 16.30. Per noi la partita finisce qui, siamo esattamente nelle condizioni nelle quali ci siamo lasciati alle 4 di stanotte, non ci sono i pareri, non ci sono le riformulazioni. C’è un limite all’arroganza, c’è un limite alla decenza. Non accettiamo di stare in contesti in cui c’è tutto fuorché la serietà e la responsabilità di governare questo paese».


Le critiche delle opposizioni

Anche Movimento 5 stelle e Partito democratico attaccano la maggioranza. «A 24 ore dall’approdo in Aula della Manovra, la maggioranza e il governo sono nel caos più totale. Non c’è traccia degli emendamenti dei relatori né dei pareri o delle riformulazioni – scrivono in una nota i deputati grillini in commissione Bilancio -. A che gioco stiamo giocando? Di questo passo, l’esercizio provvisorio più che un rischio sembra una certezza, e non per colpa delle opposizioni: la maggioranza sta facendo tutto da sola. Il M5s non è disponibile a ulteriori rinvii: se la maggioranza e il governo non sono in grado di mandare in porto la legge di Bilancio se ne assumano la responsabilità davanti al Paese».

L’emendamento sullo scudo fiscale (poi ritirato)

In giornata c’è stato un altro fronte che ha esasperato le tensioni tra maggioranza e opposizione. Sembrava infatti che il centrodestra volesse presentare un emendamento per introdurre uno per i reati collegati all’evasione fiscale, ma poi c’è stata la marcia indietro. La discussione sulla proposta nei giorni scorsi è stata al centro delle tensioni anche tra Forza Italia da un lato e Fratelli d’Italia dall’altro. Della possibilità di un “perdono” per chi si ravvede e paga aveva parlato il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto smentito poi dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che aveva assicurato domenica che non ci sarebbe stato nessun condono.

Il video della conferenza stampa del Terzo polo

Le tempistiche della mattinata (disattese)

Si prolungano i tempi della manovra finanziaria targata Giorgia Meloni in Parlamento. Nella seduta della commissione Bilancio alla Camera – iniziata alle 19.30 di ieri lunedì, 19 dicembre e durata 11 ore – per raggiungere un’intesa tra maggioranza e opposizione sulle ultime modifiche alla legge di Bilancio 2023, non è stato approvato alcun emendamento. Il presidente della commissione, Giuseppe Mangialavori, verso le 6.20 ha riaperto la seduta per comunicarne la chiusura. La convocazione dell’ufficio di presidenza è per oggi, martedì 20 dicembre, alle ore 13, poi la commissione tornerà a riunirsi alle 14. L’obiettivo, spiegano fonti di governo, è chiudere l’esame in commissione nel pomeriggio intorno alle 17. L’approdo in Aula, previsto alle 13 di domani – mercoledì 21 dicembre – potrebbe slittare di qualche ora per poi dare il via alla discussione generale e, il giorno successivo, a una maratona che si protrarrà anche in notturna tra giovedì e venerdì, 23 dicembre. A seguire il voto finale sul provvedimento. La premier Meloni non contempla l’ipotesi dell’esercizio provvisorio: «Mi sento di garantire che ci sarà la legge di bilancio nei tempi previsti», ha assicurato. 

In sei giorni di lavoro zero emendamenti

Dopo sei giorni di lavoro nessun emendamento è stato approvato. Un impasse che si desume dai numeri: finora sono stati messi ai voti circa cento emendamenti di Pd, M5s, Terzo polo e Avs, tutti respinti. Oltre 420 sono stati accantonati, una decina ritirati e ne restano teoricamente da esaminare più di 800, oltre a quelli presentati ieri dal governo Meloni e quelli, sottoscritti dai relatori, che ancora non sono stati depositati. Alle 2.30 i lavori nella Sala del Mappamondo di Montecitorio sono stati sospesi per oltre tre ore, a margine gli incontri tra il governo e i gruppi parlamentari per provare a trovare la quadra. Il governo ha avviato delle trattative, proseguite a rilento, con vari gruppi di maggioranza e opposizione. Dialogo che sembra procedere a rilento con pochi risorse con cui garantire le coperture, poiché il fondo per le modifiche parlamentari si sarebbe ridotto a circa 200 milioni di euro.

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