Silvia Panzeri chiede lo stop all’estradizione: qual è la condizione delle carceri in Belgio secondo il Consiglio d’Europa

Gli istituti penitenziari belgi soffrono di un cronico sovraffollamento che per ora ha messo in pausa il processo di estradizione della donna, come chiesto dai suoi legali

Silvia Panzeri, figlia di Antonio, al momento non sarà estradata in Belgio. La donna è indagata per concorso in associazione a delinquere , corruzione e riciclaggio e assieme al padre, che sarebbe al centro delle indagini sulle presunte tangenti che ha preso il nome di Qatargate. I legali della 38enne hanno però presentato istanza ai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Brescia per verificare le condizione delle carceri belghe, alla luce dei problemi di violenza che spesso si sono verificati nelle carceri. La violenza tra detenuti è un problema ricorrente negli istituti penitenziari belgi, come afferma il Cpt, l’organo del Consiglio d’Europa – principale organizzazione di difesa di diritti umani in Europa, slegato dall’Ue – deputato a monitorare la situazione nelle carceri dei suoi 47 Stati membri, in un report dello scorso novembre. Il Cpt, in un rapporto, informa che la violenza tra detenuti è un problema legato principalmente al sovraffollamento, che interessa «l’intero sistema carcerario belga». Inoltre, il Cpt sottolinea come nel complesso «la stragrande maggioranza dei detenuti, in particolare quelli in custodia cautelare, non ha praticamente nessuna attività organizzata fuori dalle celle e quindi trascorre fino a 23 ore al giorno rinchiuso tra quattro mura». Lo stesso rapporto informa delle continue lamentele della polizia carceraria belga e, in generale, del personale delle strutture penitenziarie, che sono gestite con risorse umane minori del necessario. Oltre a ciò vengono segnalate basse retribuzioni e pessime condizioni di lavoro, legate anche alla scarsità di personale.


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