Il tribunale di Roma dà ragione a Facebook: «Aveva il dovere di rimuovere i contenuti di Casapound». E la pagina adesso è oscurata

Un’ordinanza cautelare di segno opposto era stata emessa dallo stesso tribunale nel 2019, ma la sentenza la ribalta

«Questo contenuto non è al momento disponibile». E’ il messaggio che appare se si prova a consultare la pagina Facebook di Casapound, che è completamente oscurata. Il tribunale di Roma, infatti, nei giorni scorsi ha riconosciuto il diritto di Meta a nascondere la vetrina social del movimento neofascista, poiché questo istiga all’odio sociale e non rispetta i diritti fondamentali della persona, tra cui, ad esempio, la dignità umana. Secondo i giudici, «i discorsi d’odio, poiché in grado di negare il valore stesso della persona così come garantito agli articoli 2 e 3 della Costituzione, non rientrano nell’ambito della tutela della libertà di manifestazione del pensiero». In sostanza, secondo il tribunale, Casapound istiga all’odio e così facendo, oltre alla costituzione, viola il contratto che tutti gli utenti stipulano quando si iscrivono a Facebook che quindi «aveva il dovere di rimuovere i contenuti», prosegue la sentenza. Dopo tre anni, si arriva dunque all’ultimo atto della diatriba tra Casapound e Meta. La compagnia di Mark Zuckerberg, infatti, a settembre 2019 aveva rimosso le pagine Instagram e Facebook di Casapound, Forza Nuova, Gianluca Iannone, Simone De Stefano e Roberto Fiore, spiegando che «chi diffonde odio non trova posto nelle nostre pagine gli account che abbiamo rimosso violano la nostra poolicy a tutela della libertà individuali». Un‘ordinanza cautelare provvisoria di segno opposto era stata emessa nel 2019 dallo stesso tribunale di Roma, ma è stata ribaltata dall’ultima sentenza.


Screenshot della pagina Facebook di Casapound, censurata

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