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Caltanissetta, tredicenne torturato da due quindicenni. Il gip: «Condotta crudele e istinto sadico»

04 Gennaio 2023 - 11:58 Redazione
I due lo avrebbero immobilizzato a una sedia per poi prenderlo a schiaffi e sputi, minacciandolo di dargli fuoco

Due ragazzini di 15 anni sono stati arrestati con l’accusa di aver torturato e minacciato un 13enne a Caltanissetta. Il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale dei minorenni ha emesso un’ordinanza di collocamento in un istituto penitenziario per minorenni, dove i due sono stati trasferiti dai carabinieri. Le ipotesi di reato sono tortura, sequestro di persona, minaccia, lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere.

Cosa è successo

Secondo l’accusa, lo scorso settembre i due minorenni avrebbero attirato in un garage il 13enne con un inganno, fingendo di dovergli parlare di una sigaretta elettronica da acquistare. Lo avrebbero poi bloccato su una sedia legandogli caviglie, polsi e bocca con del nastro da imballaggio. Poi lo avrebbero percosso con schiaffi su tutto il corpo, sputandogli sul volto e intimidendolo con attrezzi da lavoro e con un coltello. Oltre a versargli addosso acqua intrisa di olio per motori, minacciando di dargli fuoco. Dopo circa un’ora e mezza, il 13enne sarebbe stato liberato con l’ulteriore minaccia di morte qualora avesse rivelato a qualcuno l’accaduto. Il movente? Secondo il giudice la presunta vittima avrebbe espresso disappunto nei confronti di altre aggressioni dei due. I militari avrebbero poi sentito altri ragazzi che hanno confermato l’atteggiamento violento e gli atti di bullismo pregressi dei due adolescenti.

«La condotta degli indagati può essere qualificata come crudele sulla base della efferatezza delle violenze fisiche e psicologiche inflitte, protrattesi per più di un’ora», scrive il gip nell’ordinanza di arresto, sottolineando come i due abbiano voluto giocare con lo stato psichico della vittima, mettendolo a dura prova dinanzi alla possibilità di essere data alle fiamme, quale ultimo atto sintomatico della ricerca, «da parte degli indagati, del mezzo più idoneo a soddisfare un istinto che può essere definito quasi sadico o comunque un atteggiamento interiore riprovevole».

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