Addio trasparenza: tutti i parlamentari oscurano i finanziatori della loro campagna elettorale

Solo un centinaio di parlamentari ha fornito a palazzo Madama e Montecitorio la propria “dichiarazione patrimoniale”. Quei pochi che però lo hanno fatto hanno preferito mantenere riservata l’identità di chi ha contribuito a farli eleggere

L’importo c’è. Il nome del finanziatore, persona fisica o società, è invece sempre oscurato. L’amara sorpresa viene dai primi rendiconti sulle entrate e le uscite della recente campagna elettorale che deputati e senatori hanno pubblicato online sui siti di Camera e Senato, in allegato alle loro ultime dichiarazioni dei redditi. Non sono in molti ad averlo fatto, ma c’è tempo fino al prossimo mese di marzo. Al momento la casella “dichiarazione patrimoniale” è assente nel profilo di quasi tutti i leader politici, da Giorgia Meloni a Enrico Letta, da Giuseppe Conte a Matteo Salvini, da Carlo Calenda a Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Un centinaio di parlamentari però ha ottemperato all’obbligo di legge pubblicando tutto già in queste feste natalizie. Con una cosa in comune a tutte le forze politiche: l’oscuramento dei propri finanziatori.


Finge trasparenza il verde Angelo Bonelli, che inserisce nella documentazione addirittura i movimenti del proprio conto corrente bancario. Poi però tutto viene oscurato con il pennarello nero e la sola cosa leggibile è un versamento di mille euro avvenuto il 23 settembre, ma non si sa da chi. Ha raccolto invece 37 mila euro Ilaria Cavo, già assessore in Liguria con Giovanni Toti e candidata con successo da Noi Moderati. Ci sono versamenti importanti: uno di 15 mila euro, uno di 10 mila euro e due da 5 mila euro. Tutti anonimi però avendo cancellato con il solito pennarello nero sia il nome del benefattore che il suo codice fiscale o la partita Iva.


Oscurati allo stesso modo tutti i finanziatori di Chiara Colosimo, di Fratelli di Italia, che ha raccolto per la sua campagna elettorale 24.500 euro. Stesso anonimato per i due sostenitori dell’ex sindaco di Bologna, il Pd Virginio Merola, che ha ricevuto un contributo da 18 mila euro e uno da 5 mila euro chissà da chi. Non ha svelato molto di più sui suoi benefattori il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, che ha allegato l’elenco degli anonimi sostenitori che gli hanno permesso di spendere così 22 mila euro. Curiosamente ha però lasciato in chiaro la provenienza geografica, così sappiamo che il più generoso di loro- ha donato 10 mila euro- era di Capalbio.

Stesso mistero sui finanziatori allegati dal forzista Giorgio Mulè, dal numero due di Azione, Matteo Richetti e dal cinque stelle Francesco Silvestri. Ma la grande macchia nera che cancella ogni trasparenza sui finanziamenti elettorali dilaga come fosse una regola in decine di altre dichiarazioni messe on line dai parlamentari.

Questo incredibile buco nero è naturalmente legale, perché la legge scritta da Enrico Letta e fatta approvare da Matteo Renzi nel 2014 offre la possibilità ai finanziatori di restare anonimi, anche quando supportano con contributi fino a 100 mila euro gli stessi partiti politici. Se non c’è il loro consenso né partiti né singoli esponenti politici possono rendere pubblici i sostenitori della politica. Ma non era mai accaduto fin qui che tutti i finanziatori fossero oscurati.

Per altro la mania della macchia nera ha davvero preso la mano dei parlamentari che oscurano anche altri dati della loro dichiarazione dei redditi in modo davvero insensato. Oscurata ad esempio la loro firma in calce al 730. E ovunque il codice fiscale dell’onorevole, senza rendersi conto che si tratta del segreto di Pulcinella: nella pagina dei deputati e dei senatori dove è stata caricata questa documentazione ci sono data e luogo di nascita. E con qualsiasi sito “calcola il codice fiscale” si ottiene in un battibaleno…

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