Abramovich ha evitato le sanzioni per un soffio: così l’oligarca russo ha salvato i suoi soldi poco prima dell’invasione in Ucraina

Secondo il Guardian le operazioni di trasferimento di proprietà si sarebbero concluse circa tre settimane prima dello scoppio del conflitto

L’oligarca russo Roman Abramovich avrebbe trasferito ai propri figli la proprietà di trust contenenti beni per miliardi di dollari poco prima dell’invasione russa all’Ucraina. A rivelarlo è il Guardian che riporta documenti riservati, visionati – specifica il giornale britannico – dopo essere stati sottrati da un hacker a un provider con sede a Cipro che amministra i trust di Abramovich e, successivamente condivisi in forma anonima con la redazione. I file analizzati dal quotidiano britannico suggeriscono, infatti, che 10 trust segreti offshore – istituiti a beneficio dell’ex presidente del Chelsea – siano stati rapidamente riorganizzati all’inizio di febbraio 2022, ovvero tre settimane prima dell’inizio della guerra condotta da Vladimir Putin in Ucraina. Questa radicale riorganizzazione degli affari di Abramovich – scrive il Guardian – sarebbe iniziata pochi giorni dopo che i governi hanno minacciato di imporre sanzioni contro gli oligarchi russi in caso di invasione. I beni contenuti nei trust ammonterebbero a circa 4 milioni di dollari (anche se il valore totale potrebbe essere molto più alto) e includerebbero proprietà immobiliari di lusso, una flotta di superyacht, elicotteri e jet privati. Con questa mossa, suggerisce il quotidiano, è possibile che le rivelazioni sollevino dubbi sul fatto che anche i figli di Abramovich debbano essere soggetti al congelamento dei propri beni.


Le sanzioni

Il governo inglese a inizio marzo aveva congelato i beni nel Regno Unito di Roman Abramovich e di altri oligarchi russi vicini al leader del Cremlino Vladimir Putin. A comunicarlo era stato l’allora primo ministro Boris Johnson sul suo account ufficiale Twitter. «Non possono esserci paradisi sicuri per coloro che hanno sostenuto l’invasione di Putin. Le sanzioni di oggi sono l’ultimo passo nella nostra spietata ricerca di coloro che consentono l’uccisione di civili, la distruzione di ospedali e l’occupazione illegale dell’Ucraina», aveva scritto Johnson. Tuttavia, Abramovich – che detiene la cittadinanza russa, israeliana e portoghese – non è stato aggiunto all’elenco delle sanzioni statunitensi su decisione di Kiev che chiese alla Casa Bianca di risparmiarlo in quanto mediatore di pace ufficioso nei colloqui con Mosca. Ma non solo. Un ulteriore colpo alle finanze dell’oligarca russo era arrivato dalle autorità dell’Isola di Jersey che il 13 aprile scorso avrebbero tentato di congelare beni per 7 miliardi di dollari nelle Channel Islands, mentre gli Stati Uniti hanno sequestrato due dei suoi jet privati per aver violato i controlli sulle esportazioni. L’Fbi, inoltre, – secondo il Guardian – dichiarò in tribunale che riteneva che Abramovich avesse riorganizzato due trust, uno dei quali deteneva i jet sequestrati, rendendo beneficiari i suoi figli. I file trapelati, tuttavia, suggeriscono che la riorganizzazione delle finanze dell’ex presidente del Chelsea fosse di più vasta portata.


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