Tregua di alcune ore alla Camera Usa, McCarthy è sicuro sul prossimo voto: «Stavolta sarò eletto»

Il ramo del parlamento ha aggiornato la seduta per l’elezione dello speaker alle 22 di questa sera (le 4 di mattina in Italia). Intanto, sono saliti a 15 i dissidenti del Gop che hanno deciso di votare per il candidato

«Sono fiducioso di avere i voti necessari». Lo ha detto il candidato repubblicano Kevin McCarthy, dopo aver fallito anche la tredicesima votazione alla Camera Usa per eleggere il prossimo speaker. Nonostante il flop, però, prosegue il trend positivo, per quanto lento, in favore del deputato californiano. Nell’ultima votazione, infatti, McCarthy ha ottenuto 214 voti, uno in più rispetto alla precedente, grazie al quindicesimo dissidente dell’ala più intransigente del Gop che ha ceduto in suo favore. Intanto, il ramo del parlamento ha aggiornato la seduta per l’elezione del successore di Nancy Pelosi alle 22 di questa sera, le 4 di mattina in Italia. Durante la 12esima votazione, come riporta la Cnn, uno dei dissidenti del Grand Old Party, Matt Gaentz, avrebbe accusato il candidato repubblicano «di fare gli interessi dei lobbysti a scapito degli americani medi» e ha sostenuto che non avrebbe ottenuto mai «i voti necessari per essere eletto speaker». Secondo Bloomberg l’accordo a cui il repubblicano Kevin McCarthy sta lavorando con alcuni “ribelli” conservatori per convincerli a sostenerlo prevedrebbe un taglio delle spese per la difesa da 75 miliardi di dollari. L’intesa – secondo il quotidiano, che cita fonti informate –  è quella di mettere un tetto alle spese del governo per il 2024, fermandole al livelli del 2022. La spesa nazionale per la difesa nell’esercizio fiscale 2022 era di 782 miliardi ed è salita di 75 miliardi l’anno successivo a 857 miliardi. 


Lo spiraglio per il deputato californiano

Mai dai tempi della Guerra di Secessione il Congresso americano era stato bloccato così a lungo nel tentativo di individuare lo speaker di uno dei rami del Parlamento. Per risalire a uno stallo più lungo e umiliante di quello in cui è precipitata in questi giorni la Camera di Washington bisogna risalire al 1859, quando ai Repubblicani furono necessari 44 voti prima di riuscire ad eleggere il deputato del New Jersey William Pennington. Era un’altra America, e un altro mondo. Oggi 6 gennaio, a due anni esatti dall’assalto degli ultras trumpiani a Capitol Hill, Kevin McCarthy proverà per l’ennesima volta a trovare la strada per farsi eleggere nuovo speaker della Camera, succedendo a Nancy Pelosi. Non sono bastati tre giorni e 12 votazioni al momento al deputato californiano, che paga il muro eretto da 20 eletti del partito Repubblicano dell’ala di estrema destra. Per 72 ore, gli hanno opposto un tenace rifiuto, persino dopo l’invito lanciato apertamente da Donald Trump a deporre le armi. Ma oggi, secondo quanto affermano tre fonti qualificate al Washington Post, diversi dei “ribelli” del Grand Old Party sarebbero sul punto di ammorbidire la loro posizione e accettare di votare per McCarthy. I lavori della Camera sono iniziati alle 18 di oggi, ora italiana, ma non è ancora chiaro – precisa il Post – in quale delle votazioni il muro anti-McCarthy potrebbe finalmente cadere.


Negoziati frenetici

«Ho sensazioni molto positive. Credo che abbiamo avuto discussioni davvero positive, che ci hanno portato a un ottimo punto», aveva detto ieri sera McCarthy lasciando il Campidoglio. Il riferimento è ai negoziati frenetici che il deputato sta conducendo con la frangia dei “ribelli” per portarne almeno una parte – mancano all’appello almeno 16 voti – sul suo nome. I contenuti delle trattative in corso sono riservati, ma secondo i media americani McCarthy avrebbe offerto via via concessioni sempre piu ampie pur di sbloccare l’impasse. Queste includerebbero, tra l’altro, l’abbassamento da cinque a uno del numero di deputati necessari per inserire all’ordine del giorno un voto di sfiducia contro lo speaker della Camera (contro McCarthy stesso, dunque, se dovesse essere eletto); l’elezione nel Rules Committee, il comitato della Camera che discute le proposte di legge prima dell’approdo in Aula, di un numero crescente di deputati dell’ala ultraconservatrice. Concessioni sempre più profonde dunque, che come notano diversi media americani contraddicono ciò su cui lo stesso McCarthy aveva promesso di non cedere. Basteranno a far breccia nel muro dell’ala di ultra-destra dei Repubblicani?

Foto: EPA/JIM LO SCALZO – Il deputato californiano Kevin McCarthy parla coi giornalisti all’uscita dal Campidoglio – Washington, 5 gennaio 2023.

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