Cosa succede con l’aborto nelle Marche: la convenzione cancellata e le spiegazioni della Regione

Era in vigore dal 1981. Da quell’anno al 2020 ha consentito 232 aborti volontari dei 1351 effettuati nella regione

Da febbraio nell’ospedale di Ascoli Piceno non sarà più possibile abortire affidandosi all’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica (Aied). In una delle regioni con il maggior numero di obiettori di coscienza – il 70% contro una media nazionale del 64,6%Aied è stata fondamentale nel garantire il diritto a interrompere la gravidanza a chi ne avesse bisogno. La decisione di cancellare la convenzione con l’Aied della regione guidata da Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia è arrivata con un atto amministrativo, che, denuncia la deputata marchigiana del Pd Irene Manzi «ha le impronte della giunta targata FdI». La convenzione cancellata era in vigore dal 1981, e da quell’anno al 2020 ha consentito 232 aborti volontari dei 1351 effettuati nella regione, spiega Il Fatto Quotidiano.


La risposta dell’amministrazione regionale

L’amministrazione riferisce di aver interrotto la convenzione per ragioni economiche, ma la presidente dell’Aied Tiziana Antonucci ha i suoi dubbi, anche se l’ospedale ora viene considerato autosufficiente. A la Repubblica ha spiegato che il costo per la regione non cambia: «216 euro, quanto una visita specialistica». Poi, snocciola i numeri: «Oltre a questo ci veniva riconosciuto un rimborso spese di 150 euro per i medici chiamati da fuori regione e un una quota mensile di 1060 euro per l’attività consultoriale che abbiamo sempre svolto. Lavoro e tempo che abbiamo risparmiato agli interni» – continua la presidente -. «Parlano di risparmio economico, ma dubito che sarà così».


Il ruolo dell’Aied nelle Marche

Nelle Marche, l’Aied ha svolto negli ultimi 42 anni un ruolo fondamentale. Ha gestito urgenze. Ha messo una pezza al problema delle liste d’attesa infinite. Ha fornito i certificati di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) quando i consultori pubblici erano in ferie. La maggior parte delle richieste arrivava da Fermo e da Jesi, dove negli ospedali i medici sono tutti obiettori. Ma non mancava chi viaggiava verso Ascoli dall’Umbria e dall’Abruzzo. Nel frattempo, «ci stanno contattando tutti i servizi della Regione, non sanno dove mandare le persone» – sostiene Antonucci -. «Hanno paura che non potranno più inviare qui le donne». Ma a quanto pare, conclude la presidente quello dell’Aied «non è un servizio ritenuto utile». La decisione delle Marche arriva dopo la scelta di non recepire le indicazioni del 2020 dell’allora ministro alla Salute Roberto Speranza, che aprivano alla possibilità di prolungare il periodo limite entro il quale si può assumere la pillola Ru486, così come quella di farlo al di fuori delle strutture mediche.

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