Sisma 2016, il governo cerca soldi per salvare 100 dipendenti degli uffici per la ricostruzione. Lucaselli: «Proveremo con Pnrr o fondi di coesione»

Emendamento saltato nella legge di Bilancio, comma stralciato dalla bozza del Milleproroghe: adesso la maggioranza ci prova con le risorse europee

Un centinaio di lavoratori, dal primo gennaio, sono rimasti a casa. Si tratta dei dipendenti assunti a tempo determinato negli Uffici speciali per la ricostruzione e presso gli altri enti ricompresi nel cratere del sisma del 2016. Da anni, i governi che si sono succeduti hanno sempre rinnovato i loro contratti. Fino all’esecutivo Meloni che, invece, non ha trovato le risorse prima della scadenza dei rapporti di lavoro. Eppure la maggioranza ci ha provato. A prendere a cuore la causa, la deputata di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli: si è fatta promotrice di un emendamento alla legge di Bilancio che stanziava i fondi necessari affinché gli impiegati per la ricostruzione delle zone terremotate continuassero il proprio servizio. L’emendamento è rientrato anche tra i segnalati, ma al momento della cernita finale, la maggioranza l’ha sacrificato per lasciare spazio ad altri provvedimenti. Allora si è provato a inserire il rinnovo contrattuale nel Milleproroghe. Ed effettivamente, in una delle prime bozze – quella del 22 dicembre – al punto 24 dell’articolo 1 era prevista la proroga del rapporto di lavoro fino al 31 dicembre 2023. Poi, la misura è svanita dal testo.


C’è ancora tempo per presentare emendamenti al Milleproroghe, ma Lucaselli ritiene più percorribili altre strade per salvare questi posti di lavoro, «ma soprattutto per tutelare la tipologia di lavoro, che è essenziale». Gli ormai ex dipendenti in servizio presso gli Uffici speciali per la ricostruzione si occupavano un po’ di tutto nei Comuni del cratere del sisma, andando anche a colmare il gap di impiegati della pubblica amministrazione. Adesso, spiega a Open la deputata, ci si sta muovendo su due tavoli. Il primo è al ministero del Lavoro, «il gabinetto ha preso in carico il dossier». Il secondo riguarda il ministero per gli Affari Europei. «Quei lavoratori servono. Io, personalmente, lunedì sarò dal ministro Raffaele Fitto. Stiamo verificando se riusciamo a farli rientrare attraverso il Pnrr o usando le coperture dei fondi di coesione europei». Lucaselli sottolinea che, ricorrendo alla politica di coesione europea, l’effetto positivo sarebbe quello di riuscire a recuperare risorse fino al 2027: la programmazione dei fondi strutturali europei, infatti, viene fatta per il settennato 2021-2027. «Così riusciremmo a inserirli in maniera integrata all’interno delle amministrazioni. Ne parlerò con Fitto lunedì».


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