Luciano Canfora e Dante “di destra”: «Era libero e laico. Quella di Sangiuliano è una forma infantile di propaganda»

Il filologo: durante il fascismo c’era chi diceva che Dante annunciava l’arrivo di Mussolini

Secondo Luciano Canfora il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano non è il primo a definire Dante come il fondatore del pensiero di destra italiano. «Durante il fascismo c’erano vari interpreti più o meno autorevoli della profezia del “veltro”, che vincerà il male e lo caccerà da ogni terra, Inferno, Canto 1, verso 105. Secondo loro Dante annunciava l’arrivo di Mussolini per salvare l’Italia», racconta il filologo e storico. Poi è arrivato Almirante. Ma anche il sindaco di Firenze Piero Bargellini aveva tratteggiato un ritratto “democristiano” del poeta. E ancora: «Quando il Movimento Sociale si trasformò in Alleanza Nazionale, il Secolo d’Italia cominciò ad amoreggiare con Gramsci. Sostenendo che era nazionalpopolare e quindi riconducibile anche a loro. È una forma seppure infantile di propaganda. La propaganda è importante, specie se si riferisce a personaggi famosi. Basta non prenderla sul serio».


Dante, il grande reazionario

Pierangelo Sapegno su La Stampa chiede allora a Canfora se anche il giudizio dello storico Jacques Le Goff, che lo definiva “il grande reazionario”, sia sbagliato: «Reazionario è una cosa. Cultura di destra è un’altra. La parola reazionario non è coincidente con un concetto di destra, che è un concetto moderno. Reazionario può riferirsi ad esempio agli optimates, che reagiscono alle res novae. È un concetto che si può adoperare alle più diverse epoche storiche, perché significa reagire alle novità e volere ripristinare vecchi ordinamenti. Una categoria comprensibile. È il concetto di destra che è ridicolo, perché destra e sinistra sono idee dell’Ottocento. Appartengono alla storia». Ma il termine non definisce perfettamente Dante: «La sua idea di libertà è molto profonda. Così come quella della conoscenza. Chi ha tirato fuori quella definizione si riferisce alla speranza che lui ripone su Arrigo VII per ridare all’Italia la sua grandezza. È molto riduttivo, però. Dante merita rispetto, non può essere tirato per la giacca o il mantello, non ha senso».


Un grande pensatore laico

Secondo Canfora invece Dante è un grande pensatore laico. E la prova risiede che nel nobile castello in cui mette gli spiriti magni c’è posto anche per Saladino. «Perché secondo lui si può operare per il bene anche senza avere la fede cristiana», spiega. «Al massimo uno potrebbe dire che è un cristiano eretico. Ricordiamo che un suo libro, Monarchia, la Chiesa l’ha messo all’indice fino ai tempi di Paolo VI», aggiunge. Ma l’appropriazione di Dante da parte della destra «è sintomatica della volontà che ha qualcuno di crearsi una genealogia. «Forse perché ne sono senza. È un’operazione retorica molto diffusa, i grandi oratori del passato si appellavano agli antenati per smuovere il pubblico al quale si rivolgevano. Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha pensato bene di estrarre dal cilindro Garibaldi, “o si fa l’Italia o si muore”».

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