Qatargate, i giudici di Brescia: «Silvia Panzeri va consegnata al Belgio»

La figlia dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri è accusata, così come la madre Maria Colleoni, di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio

La Corte d’appello di Brescia ha deciso che Silvia Panzeri, figlia dell’ex eurodeputato Antonio, potrà essere estradata in Belgio. Dando quindi il via libera alla consegna della donna alle autorità del Paese in attesa della decisione definitiva della Cassazione. Arrestata per l’inchiesta belga sul Qatargate, si trovava ai domiciliari. Come per sua madre – Maria Colleoni, anche per lei è arrivata l’autorizzazione all’estradizione – la procura di Bruxelles aveva chiesto l’estradizione dopo essere stata destinataria di un mandato di arresto europeo. Le due donne sono accusate di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Nel comunicare la decisione di oggi, i giudici hanno reso noto che indicano come «tuttora esistenti» le ragioni che a dicembre avevano determinato la prima convalida del mandato di arresto europeo.


La condizione delle carceri belghe

Al mandato di estradizione, Silvia Panzeri, ai domiciliari come la madre, si era opposta, attraverso i suoi avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli, sollevando la questione relativa alla criticità delle condizioni delle carceri in Belgio. Sul tema, le autorità belghe avevano inviato una relazione, che secondo la difesa di Panzeri aveva dei «punti di criticità», a cominciare dal fatto che il documento fa riferimento alla situazione generale dei penitenziari belgi del 2019, e non a quella attuale. Le autorità di Bruxelles non avrebbero poi indicato quali dovrebbero essere le misure che saranno applicate a Silvia Panzeri dopo la consegna, lasciando la decisione tra arresti domiciliari o il carcere solo all’ultima decisione del giudice istruttore Michel Claise.


Gli avvocati: «Decideremo se ricorrere in Cassazione»

Se fosse trasferita in Belgio, Panzeri verrebbe reclusa nel carcere di Haren, come l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, hanno fatto sapere gli avvocati della donna. Si tratta di una struttura ritenuta dagli avvocati «meno afflittiva» rispetto al centro di detenzione dove si trovano Panzeri e il compagno di Kaili Francesco Giorgi. Rispetto alla decisione, i due legali hanno dichiarato: «Ha prevalso il principio di reciproca fiducia tra stati dell’Unione europea rispetto al diritto di difesa. Avevamo ragioni che potevano essere condivise, ed invece non sono state tenute in considerazione». Gli avvocati hanno riferito che valuteranno, nei cinque giorni di tempo loro concessi, se ricorrere per Cassazione o meno.

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