Le giornate di Matteo Messina Denaro in carcere, tra sorrisi alle guardie e “atteggiamenti anomali”: «Protetto da imprenditori e massoni»

L’ultimo dei Corleonesi si comporta in modo cordiale e rispettoso in cella. Ha ricevuto un sopravvitto di 200 euro perché non aveva soldi. Ma secondo il procuratore di Palermo le logge lo hanno protetto durante la latitanza

«Non sono il tipo di pentirmi». Da quando si trova nel carcere di massima sicurezza Le Costarelle a L’Aquila Matteo Messina Denaro è tranquillo e sereno. Ma rimane sempre l’ultimo dei Corleonesi. Per questo ha già messo in chiaro prima con i magistrati e poi con lo psichiatra del carcere che non intende «parlare né collaborare». Ma la vita al 41 bis per il mafioso che fino ad ora non era mai entrato in carcere per ora trascorre senza particolari scossoni. Una cella tre metri per quattro che confina con quelle di Filippo Graviano e Carlo Greco. Un’ora d’aria e, quando sarà il momento, visite videosorvegliate una sola volta al mese. Ma lui non sembra scomporsi più di tanto. E si mostra sempre sorridente con il personale del carcere: «Un atteggiamento davvero anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al carcere duro», commenta chi lo ha visto in cella.


Il bigliettino per i Ros

D’altro canto che si tratti di un Messina Denaro molto diverso da quello raccontato da anni di indagini su Cosa Nostra è indubbio. Lo testimonia l’appunto scritto di sua mano e spontaneamente all’aeroporto di Boccadifalco: «I carabinieri del Ros e del Gis mi hanno trattato con grande umanità». Oggi, racconta il Quotidiano Nazionale, il boss che viveva nel lusso si è ritrovato anche a dover chiedere i soldi allo Stato. È arrivato in carcere senza moneta e l’amministrazione gli ha assegnato una piccola indennità: 200 euro per le eventuali piccole spese. Il cosiddetto “sopravvitto”, precisa oggi La Stampa. Al centro dell’attenzione naturalmente c’è il suo stato di salute. Oggi, dopo una seduta saltata, comincerà la chemioterapia in prigione. Le sostanze da somministrargli sono due: Gemcitabina e Doxorubicina. Il trattamento oncologico avverrà in una saletta vicino alla cella. E il boss riscopertosi gentile in prigione ha già espresso gratitudine: «Vi ringrazio perché sono molto malato».


Le prime parole in carcere

Non è stato sempre così. Quando è arrivato a Le Costarelle ha risposto «Fino a stanotte ero incensurato. Poi non so che è successo» a chi gli chiedeva i precedenti per compilare la scheda del detenuto. Alla domanda sulla residenza ha sorriso: «Non ne ho mai avuta una». Trent’anni di latitanza si sono fatti sentire. Probabilmente tutti insieme. L’isolamento nel penitenziario di Preturo è totale: «Per 24 ore non ha acceso la televisione, anche solo per guardare quello che viene messo in onda su di lui e sul suo arresto. Nulla, niente libri o giornali. Resta seduto sul letto a pensare», ha raccontato al quotidiano il cappellano del carcere che gli ha fornito il ricambio della biancheria. Mentre con la psicologa c’è stato poco dialogo: monosillabi in risposta prima di tornare a letto. Il boss, fa sapere ancora La Stampa, ritira ogni giorno il fornello e il cibo da preparare. Perché la cucina nella sua cella non c’è.

L’eccezione

Una sola l’eccezione prevista: anche se ha diritto a un solo colloquio al mese con i familiari, potrà vedere più spesso la nipote Lorenza Guttadauro che ha preso la sua difesa. D’altro canto l’avvocata, che porta il nome della madre di Messina Denaro, è figlia di Filippo Guttadauro e Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo. Ed è sposata con Luca Bellomo, che nel 2014 era finito in carcere con l’accusa di essere l’ultimo ambasciatore del padrino. La professionista ha anche difeso la zia Anna Patrizia e il fratello Francesco, arrestati con l’accusa di essere il braccio operativo del capomafia. L’agenzia di stampa Ansa scrive invece che Messina Denaro ha una cella da solo in un’ala in cui non c’è nessuno. All’interno c’è il lettino e il tavolo inchiodati in terra, il bagno angolare e la tv. Forse da lì vede le immagini al telegiornale di giornalisti e forze dell’ordine che da lunedì ormai assediano il quartiere dove viveva.

«Protetto da imprenditori e massoni»

Intanto il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia parla di lui in un’intervista a il Fatto Quotidiano: «Quando lo abbiamo catturato non ci ha detto nulla. C’è stato soltanto un fugace contatto nel quale siamo stati noi ad assicurargli la garanzia delle cure e delle visite a lui necessarie. Lo Stato è lo Stato, non si mette alla pari con i mafiosi». Il procuratore punta il dito su chi lo ha protetto in questi anni: «L’ambiente trapanese è da sempre permeato di rapporti fra mafia e pezzi di ambienti che io chiamo genericamente della borghesia mafiosa. Ma lo faccio per non dare specificazione ad elementi che invece riguardano particolari settori. Dall’imprenditoria al mondo della sanità. E certamente va considerato che la provincia di Trapani è la seconda in Sicilia, dopo quella di Messina, per presenza di logge massoniche. Tutti questi elementi ci inducono a spingere i nostri accertamenti e le nostre verifiche. È quello che contiamo di fare in queste ore».

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