Balneari, è scontro tra Roma e Bruxelles. Meloni: «Difenderemo i gestori». L’Ue: «Assicurare concorrenza e innovazione»

La premier torna sull’ipotesi di prorogare le concessioni oltre il 31 dicembre 2023: «Non ho cambiato idea sul tema della difesa dei balneari da una direttiva che non andava applicata». L’Ue richiama il governo al rispetto di norme e impegni

Il tema delle concessioni statali per gli stabilimenti balneari torna a creare fermento nella maggioranza di governo e tra questo e le istituzioni europee, ansiose di vedere al più presto riaffermato e applicato anche in questo settore il principio di libera concorrenza. Nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi, avanzata in Parlamento dal partito della premier Giorgia Meloni, FdI, di prorogare ulteriormente le concessioni – senza gara – di almeno un altro anno oltre il 31 dicembre 2023, scadenza ultima attualmente prevista dopo l’intervento dell’esecutivo Draghi e la conferma del Consiglio di Stato. La proposta era rimasta in piedi per meno di 24 ore. Sabato 21, si è poi scoperto che l’emendamento al decreto Milleproroghe che avrebbe previsto tale proroga non era stato segnalato per il voto. Ma l’idea pare tutt’altro che accantonata tra i partiti di centrodestra, sensibili alle richieste degli attuali gestori degli stabilimenti. Come ha messo in chiaro la stessa Meloni. «La questione è complessa, ma non ho cambiato idea sul tema della difesa dei balneari da una direttiva che non andava applicata», ha detto la premier. «Quello che ora si tratta di capire è quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale. Io immagino una soluzione non temporanea», ha aggiunto Meloni, annunciando l’intenzione di convocare le associazioni dei gestori prima del voto degli emendamenti al Milleproroghe per «capire se è più efficace la proroga o altre soluzioni. Il mio obiettivo è mettere in sicurezza quegli imprenditori», ha concluso. Una posizione che sembra andare subito di traverso all’Ue, considerato che un ulteriore prolungamento dell’attuale regime non concorrenziale violerebbe le norme europee e gli impegni assunti nel Pnrr. «Il diritto Ue richiede che le norme nazionali in materia di servizi assicurino la parità di trattamento degli operatori senza alcun vantaggio diretto o indiretto per operatori specifici, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale e proteggano dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche», ha messo in chiaro un portavoce dell’Ue all’Ansa. «Cittadini e imprese hanno diritto a una procedura trasparente, imparziale e aperta al momento di decidere a quale impresa debba essere concesso il diritto di usare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge», ha aggiunto il portavoce.


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