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No! Il film “La Vita è bella” di Roberto Benigni non è ambientato ad Auschwitz

28 Gennaio 2023 - 16:16 David Puente
La Giornata della memoria e l'attuale situazione politica ha permesso il ritorno di un'accusa infondata verso il film premio Oscar

Nel corso della settimana in cui cade il Giorno della Memoria è circolato un testo con il quale Roberto Benigni viene accusato di aver «capovolto la realtà» attraverso il film “La Vita è bella“. Secondo la contestazione, avrebbe fatto entrare ad Auschwitz un carro armato statunitense quando il campo di concentramento venne liberato dai sovietici. Non vi è alcun fondamento a sostegno dell’accusa, per un paio di semplici motivi. Tale accusa, inoltre, viene proposta in data odierna anche a favore della propaganda filorussa in ottica antiamericana e nel corso dell’invasione in Ucraina.

Per chi ha fretta

  • Il film “La Vita è bella” mostra un carro armato americano durante la liberazione del campo di concentramento.
  • Secondo l’accusa, il campo di concentramento sarebbe quello di Auschwitz liberato però dai sovietici.
  • L’accusa di “capovolgimento della realtà” non regge, in quando nel film non si parla mai di Auschwitz.
  • I campi di concentramento non sono stati liberati solo dai sovietici, ma anche dai britannici e dagli americani.
  • In un libro, con prefazione dell’attrice protagonista del film, risulta presente un collegamento con il campo di concentramento di Mauthausen liberato dagli americani.

Analisi

Ecco il testo che circola online:

Nel film ‘La Vita è bella’, Benigni fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera statunitense. Quel campo lo liberarono i sovietici, ma, si sa, l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, capovolgendo la realtà.

Lo stesso testo lo troviamo condiviso su Twitter dal politico Marco Rizzo:

Circola anche un’altra versione:

“Non come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi; ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.”

— Mario Monicelli

L’origine del testo e la smentita

Quello condiviso dagli utenti è la citazione del regista Mario Monicelli. All’epoca, fu lo stesso Benigni a rispondere all’accusa:

Il film non parla di Auschwitz, infatti intorno al campo ci sono i monti, che ad Auschwitz invece non ci sono. Quello è “il” campo di concentramento, perché qualsiasi campo contiene l’orrore di Auschwitz, non uno o un altro.

L’unico “legame” riguarda la consulenza ottenuta da Benigni da parte di Shlomo Venezia, sopravvissuto proprio ad Auschwitz. Un altro consulente fu lo storico italiano Marcello Pezzetti, uno dei maggiori esperti della Shoah. Visionando il film, non vi è alcun riferimento al luogo geografico preciso del campo. Risulta corretto quanto affermato da Benigni, inclusa la presente dei monti. Le riprese del campo si sono svolte nei pressi di Papigno (Terni).

Benigni e Salmonì

Si parla anche di Rubino Romeo Salmonì come l’ispirazione del film di Benigni, ma la sua storia non combacia con quella del film – che ricordiamo non fa mai riferimento ad Auschwitz- se non per un aspetto spiegato in un articolo di Globalist.it del 2011:

Il film di Roberto Benigni, uno dei massimi capolavori del cinema italiano, è stato ispirato dalla memoria di Rubino Romeo Salmonì e rimarrà nella storia degli anni e dei secoli a venire a testimoniare l’orrore che gli uomini hanno saputo provocare su altri uomini ma che non ha saputo vincere sulla capacità degli uomini di vivere nonostante tutto. E’ questo l’assunto del film(come pure quello del libro di Salmonì) che si svela fin dal titolo, che è mutuato da una frase di Trosky che sta aspettando i killer di Stalin e che,vedendo la moglie in giardino che sta curando le rose, scrive: “nonostante tutto,la vita è bella”.

I diversi liberatori dei campi di concentramento

Dall’Enciclopedia dell’Olocausto leggiamo quanto segue:

I Sovietici liberarono anche Auschwitz, Stutthof, Sachsenhausen e Ravensbrück. Forze americane liberarono invece i campi di Buchenwald, Dora-Mittelbau, Flossenburg, Dachau e Mauthausen, mentre i campi costruiti nel nord della Germania, inclusi Neuengamme e Bergen-Belsen, furono liberati dall’esercito inglese.

Il collegamento con Mauthausen

Moltissimi italiani vennero deportati a Mauthausen, uno dei campi di concentramento liberati dagli americani. Anche in questo caso non viene indicato come il luogo dove è ambientato il film.

Esiste un riferimento, riportato da pagina 110 del libro Dora De Giovanni, un soprano cesenate per Pietro Mascagni“:

Il più bel segno di gratitudine verso Dora De Giovanni può essere letto, senza che sia mai avvenuta una dichiarazione ufficiale in tal senso, nella sceneggiatura del film La vita è bella di Roberto Benigni. Nicoletta Braschi, bisnipote del soprano cesenate, ha voluto dare alla protagonista il nome di Dora in omaggio alla zia. Benigni interpretava il personaggio di Guido, nome dato in ricordo di Guido Braschi, padre di Nicoletta. Ma pure il marito di Dora De Giovanni si chiamava Guido, e fu barbaramente ucciso dai nazisti proprio come il personaggio della finzione cinematografica.

Il Guido citato venne deportato a Mauthausen, dove morì.

La prefazione del libro è firmata dall’attrice principale del film “La Vita è bella“, Nicoletta Braschi.

L’Eroe dell’Ucraina

C’è un ulteriore elemento da considerare. L’attuale testo viene condiviso da diversi filorussi, in ottica antiamericana nel periodo dell’invasione russa in Ucraina. Il primo soldato sovietico ad aprire i cancelli di Auschwitz è stato Anatoliy Pavlovych Shapiro, un ufficiale ebreo nato nel 1913 nell’attuale città ucraina di Krasnohrad, all’epoca sotto l’impero russo.

Nel 2006, il Presidente ucraino Yushchenko firmò un decreto assegnando ad Anatoliy Pavlovych Shapiro il titolo di Eroe dell’Ucraina, a un anno dalla sua morte avvenuta l’otto ottobre 2005 a New York dove viveva dal 1992.

Conclusioni

Risulta errato attribuire ad Auschwitz il campo di concentramento del film di Roberto Benigni “La Vita è bella“. Questo, di fatto, non rivela in alcun caso il nome e la località precisa. Seppur non citato, ci sarebbe un legame tra il film e il campo di Mauthausen liberato dagli americani.

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NOTA – L’articolo è stato aggiornato il 28 gennaio 2024 aggiungendo il capitolo su Salmonì.

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