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La giornalista che racconta il suo tumore al colon: «Con la sanità pubblica sarei già morta»

01 Febbraio 2023 - 04:49 Redazione
diritto oblio oncologico
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Flavia Amabile de La Stampa racconta la sua operazione. E gli esami medici da prenotare nel pubblico. Che sarebbero arrivati troppo tardi

Flavia Amabile è una giornalista de La Stampa. In un intervento sul quotidiano oggi racconta la scoperta di un tumore al colon. Amabile è stata operata venerdì 27 gennaio dopo una diagnosi arrivata poche ore prima. «Ancora un po’ e questa storia non l’avrebbe raccontata», le ha detto un medico guardano i risultati della colonscopia e della Tac. Il tumore al colon è il terzo per incidenza e mortalità in Occidente. Ogni anno in Italia ne vengono diagnosticati circa cinquantamila. È la malattia che ha ucciso Pelé e che ha portato Matteo Messina Denaro alla chemioterapia a La Maddalena di Palermo. Ma, spiega Amabile, durante il primo anno dell’emergenza Coronavirus si è verificata una riduzione del 45% degli screening e dell’11,9% delle diagnosi. Gli esami preventivi sono l’unico modo per scoprirli.

Le liste d’attesa infinite per gli esami

Ma, spiega la giornalista, proprio le liste d’attesa infinite per gli esami avrebbero potuto ucciderla. «Se ho sbagliato a non sottopormi a un controllo preventivo, ho fatto molto bene – da quello che mi hanno detto i medici – a correre quando ho avuto il primo segnale d’allarme. Era due settimane fa. A quel punto avevo due possibilità. Rivolgermi alla sanità pubblica o a quella privata. Se avessi provato a prenotare una visita gastroenterologica nel pubblico, in alcune Asl di Roma avrei dovuto aspettare più di un mese». A questi tempi avrebbe dovuto sommare quelli di attesa per i risultati della colonscopia. «Non mi sono rivolta al sistema sanitario pubblico. Sarei arrivata tardi. In questi casi il tempo è tutto. Aspettare vuol dire consentire al tumore di farsi strada, di avanzare. Ho prenotato una visita nel privato».

L’assicurazione sanitaria

Lo ha fatto grazie alla copertura assicurativa della Casagit, la cassa di assistenza sanitaria integrativa dei giornalisti. «Un’assistenza che in tanti hanno capito di dover pagare per aver accesso alle cure in Italia. La spesa sanitaria privata nel 2020 ha raggiunto i 38 miliardi di euro. Nel 2021 i cittadini con una copertura integrativa sono tra i 17 e i 20 milioni. I fondi e le casse di assistenza oggi assicurano il 25% degli italiani. Uno studio dell’Ania dice che il 90% della spesa sanitaria la pagano i singoli cittadini. Che attingono al proprio patrimonio personale in caso di urgenze. L’incidenza del risparmio privato nella spesa sanitaria in Italia è pari al 74%. Perché il settore pubblico non è abbastanza efficiente e tempestivo.

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