Ecco perché vivere in zone inquinate può aumentare il rischio di depressione e ansia – Lo studio

La ricerca pubblicata su “Jama Psychiatry” analizza gli effetti del particolato, uno degli inquinanti più frequenti nelle aree urbane

Chi vive in zone inquinate ha una probabilità maggiore di soffrire di depressione. Lo rivela un recente studio pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry. Che pone l’accento sugli effetti del particolato, uno degli inquinanti più frequenti nelle aree urbane. Si tratta dell’insieme delle sostanze solide o liquide sospese nell’aria, come ad esempio pollini, particelle carboniose, metalli, fumo o inquinanti liquidi e possono essere sia naturali che legate alle attività umane. Tra le particelle di particolato più piccole c’è il PM2.5, grande circa 1/20 di un capello umano, in grado di svincolarsi dalle difese del corpo. Come riporta la Cnn, una volta entrato nel corpo, può restare bloccato nei polmoni o entrare nel flusso sanguigno. Causando irritazione e infiammazioni e, in casi più estremi, problemi respiratori. Lo studio in questione è stato condotto nel Regno Unito Il campione in esame ammonta a 389.185 persone.


I risultati della ricerca

Nel corso dello studio a 13.131 persone è stata diagnosticata la depressione. A 15.835 l’ansia. Ed è emerso che il rischio di ansia e depressione erano più elevati nelle persone che vivevano in aree con livelli di inquinamento più alti. Inoltre, il rischio di ansia legato all’inquinamento da PM2.5 è risultato maggiore negli uomini che nelle donne. Nella ricerca non sono riusciti a individuare il motivo che lega i due fattori, ma si tratta di analisi statistiche. Ma vi sono diversi studi che sostengono tesi analoghe. Alcuni hanno dimostrato, ad esempio, come l’inquinamento atmosferico può portare il corpo a rilasciare sostanze nocive che danneggiano la salute dell’uomo. «Considerando che gli standard di qualità dell’aria di molti paesi sono ancora ben al di sopra delle ultime linee guida sulla qualità dell’aria globale dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) 2021, nella futura elaborazione delle politiche dovrebbero essere implementati standard o regolamenti più severi per il controllo dell’inquinamento atmosferico», scrivono i ricercatori dello studio.


Il legame tra Covid e depressione

Nel 2021 era uscito uno studio che legava depressione e ansia al Coronavirus. Si tratta di una delle tante manifestazioni del cosiddetto Long Covid, individuata da un gruppo di ricerca dell’Ospedale San Raffaele di Milano. La ricerca aveva individuato come i pazienti che presentavano effetti della malattia più gravi sono anche coloro che hanno un maggior rischio di soffrire di depressione e sindrome da stress post-traumatico. Oggetto dello studio 42 pazienti ricoverati per polmonite da Covid-19 durante la seconda ondata della pandemia nell’autunno del 2020. I ricercatori li hanno seguiti per circa tre mesi a seguito delle dimissioni dalla struttura ospedaliera. Ed erano tutti pazienti che non aveva mai sofferto di depressione, ansia o disturbo da stress post traumatico.

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