La chat di Messina Denaro con l’amica della clinica. Le cene galanti e la paura del tumore: «Mi sento abbandonato…»

A Non è l’Arena su La7 i messaggi e gli audio dello stragista latitante con la donna conosciuta durante la terapia oncologica

Si sentiva solo Matteo Messina Denaro e aveva paura degli sviluppi della malattia che si stava curando alla clinica La Maddalena di Palermo. Sono le tante confidenze che lo stragista latitante faceva in chat a una donna che ha frequentato dal 2021 per un anno e mezzo, con tanto di messaggi audio che saranno rivelati nel corso della puntata di Non è l’Arena su La7 questa sera 5 febbraio. Quello con la donna sarebbe stato «un rapporto intenso – spiega Massimo Giletti al Corriere della Sera – quello che nasce tra persone che stanno condividendo un dramma ed entrano in sintonia. Parlavano di tutto: della vita, della famiglia, della malattia, e a un certo punto hanno iniziato a vedersi, a darsi degli appuntamenti anche al di là della clinica.


Come si sono conosciuti

L’incontro tra Messina Denaro e la donna è iniziato proprio nella clinica oncologica di Palermo, dove hanno condiviso assieme il percorso della terapia contro il tumore. Che fosse il boss mafioso latitante da 30 anni, la donna dice di non averlo mai saputo né sospettato. A lei aveva raccontato di essere un imprenditore agricolo molto ricco, padre di tre figlie, divorziato e di essere stato a lungo all’estero. Gli appuntamenti si svolgevano alla luce del sole, Messina Denaro andava a prenderla con la sua Giulietta. Frequentavano ristoranti della zona, anche all’aperto. Insomma non dava l’impressione di uno che volesse nascondersi.


I messaggi del boss

Tra i tanti messaggi in chat di Messina Denaro alla donna ce ne sono di allusivi, ma anche frasi amichevoli. Come quando parla della malattia e cerca di confortare l’amica: «Cara, nella mia vita ho avuto momenti terribili, anche se non si vede. E non parlo del tumore. E quindi so per esperienza che quando si sta male come stai male tu ora, non si deve parlare: perché so che tu non vuoi sentire. Ma pur volendo tacere, per rispettare questo tuo momento, una cosa te la voglio dire: e parlo solo perché ho già vissuto questo tuo momento. Io ho subito un intervento pesante, cinque ore e 40 minuti. Speravo fosse tutto finito, e invece mi hanno dovuto operare di nuovo. Altre sei ore e 30 minuti. Poi la chemio. Che voglio dire? Che dopo tutto questo sono qua. Ci sono ancora. Il tuo percorso è simile al mio. Dobbiamo soffrire ma ce la farai. Scusami, ma io non voglio tue risposte… quando ti sentirai io ci sarò».

La solitudine

Il latitante si abbandona anche a momenti di fragilità: «Mi sento abbandonato. Come un randagino con una gamba spezzata in mezzo a una pozzanghera durante questa notte di Natale. Tutto questo per me è lo squallido (come definisce l’ospedale, ndr), avrei bisogno di affetto. Ma è giusto elemosinare affetto?». Con la donna sente di avere un buon rapporto: «Lo so che hai le palle, so riconoscere i miei simili, di te l’ho capito in un nanosecondo. E non ci conoscevamo ancora. Ti udivo, ti guardavo, ascoltavo, comprendevo chi eri sentendoti parlare con gli altri. Subito pensai: questo è un tipo».

La rabbia

Ci sono chat in un cui è il lato del boss mafioso a emergere in modo più chiaro. È il 23 maggio 2022, giorno delle commemorazioni delle stragi a Palermo. Messina Denaro è in ritardo all’appuntamento con la donna, così prova a giustificarsi: «Io sono qua, bloccato, con le 4 gomme a terra. Cioè non nel senso di bucate, ma bloccate perché sono sull’asfalto e non mi posso muovere. Per le commemorazioni di sta minchia. Porco mondo».

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