Anche i Casamonica e gli Spada prendevano il reddito di cittadinanza. Così per mesi esponenti dei clan hanno incassato truffando l’Inps

Arrotondavano il guadagno delle loro attività illecite con il sostegno economico dello Stato

Un sistema ben organizzato al fine di frodare l’Inps per quasi mezzo milione di euro e incassare ogni mese il massimo previsto dal reddito di cittadinanza. Una truffa che per mesi ha fatto ricevere una media di 700 euro a testa a un gruppo di 61 persone, tra cui anche uomini e donne della famiglia Spada e dei Casamonica. Tutti esponenti della gerarchia criminale dei clan che arrotondavano così il guadagno delle attività illecite, con il sostegno economico dello stato. Il meccanismo consisteva nell’aggirare la normativa sul reddito con false dichiarazioni dei redditi o di omettere comunicazioni agli enti preposti, per un totale di 500 persone denunciate a piede libero dai carabinieri del nucleo Nucleo Operativo della Compagnia Roma Piazza Dante dal 2022 ad oggi. L’accusa per Casamonica, Spada e il resto del gruppo è quella di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Gli inquirenti che continuano a indagare hanno eseguito una prima ricostruzione dei fatti: le 61 persone avrebbero percepito illecitamente ogni mese cifre dai 400 ai 900 euro, per una somma complessiva di 430mila euro.


«Famiglia di dieci persone riceveva 7mila euro a testa»

A far emergere il sistema truffaldino un controllo incrociato tra l’anagrafe, la banca dati della motorizzazione e l’Inps. In alcuni casi molti degli accusati avevano simulato dei veri e propri nuclei familiari inesistenti per ampliare la somma percepita, nonostante vivessero in due distinte famiglie. In altre situazioni invece i soggetti hanno frammentato la famiglia esistente per massimizzare il guadagno. Come nel caso dei dieci membri di una famiglia di Morena, composta tutta da uomini e donne dei Casamonica e degli Spada. Tutti sotto lo stesso tetto, in un complesso immobiliare tra Morena e Anagnina, ognuno di loro, tra cui ragazzi di 18, 20 anni e 30 anni, aveva costituito un nucleo familiare autonomo, ricevendo ogni anno oltre 7mila euro a testa. Tre di loro però non avevano denunciato di essere sottoposti a misure cautelari, due si trovavano ai domiciliari e uno con l’obbligo di firma. In più non avevano segnalato il possesso di immobili e autovetture di lusso.


«Uomo con una duplice identità otteneva cifra massima del reddito per due volte»

Un altro dei casi limiti scoperti dalle indagini riguarda anche la storia di un rom che vive all’interno del campo nomadi di via Salone, nell’area est della città. L’uomo aveva una duplice identità grazie a due distinti codici fiscali che riportavano date e luoghi di nascita differenti, una in Bosnia e l’altra in Italia. Per lo stato italiano quindi erano due persone differenti. In questo modo ogni mese riusciva a prendere la cifra massima del reddito moltiplicata per due.

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