Basta padrini a Palermo, la stretta del vescovo per i prossimi 3 anni: «Ormai è ambiguo» – Il documento

La decisione dell’arcivescovo Corrado Lorefice: sospeso per tre anni l’ufficio di padrini e madrine

È finita a Palermo l’era dei padrini e delle madrine. A deciderlo è l’arcivescovo del capoluogo siciliano, Corrado Lorefice, che con un documento ufficiale ha sospeso per i prossimi tre anni una pratica che ormai «ha perso l’originario significato». «Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa», scrive l’arcivescovo di Palermo. Un termine – “padrino” – che «viene spesso confuso con relazioni di parentela, se non addirittura con legami ambigui», come nel caso delle organizzazioni mafiose. Da qui, dunque, la necessità di sospendere dal 1° luglio 2023 al 1° luglio 2026 ogni riferimento all’istituto del padrinato, che – fa notare l’arcivescovo Lorefice – «non è ritenuto obbligatorio dal Codice di Diritto Canonico». In attesa che da questa estate termini ufficialmente la nomina di padrini e madrine nei riti di Battesimo, per il prossimo triennio toccherà all’ufficio liturgico e a quello catechistico «monitorare e verificare l’andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, studiare possibili nuove forme di accompagnamento che richiamino e recuperino il vero senso ecclesiale dell’ufficio del padrino e della madrina». Già nel 2021, altre diocesi siciliane avevano deciso di eliminare la figura del padrino, che – secondo alcuni arcivescovi – era diventata solo un’opportunità per «assicurarsi dotazioni di collane d’oro e stabilire connessioni vantaggiose, a volte con mediatori locali che hanno dozzine di figliocci».


Foto di copertina: ANSA/IGNAZIO MARCHESE | La Chiesa di Sant’Antonino, a Palermo (18 maggio 2020)


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