«Lasciata senza cure con 41 di febbre. I medici hanno ucciso nostra figlia»: la denuncia di un padre a Lecce

La piccola aveva 2 anni e mezzo. Gianluca Puce e la moglie Fabiana si sono rivolti alla procura di Lecce

«La superficialità dei medici ha ucciso nostra figlia». È l’accusa di Gianluca Puce, padre di Ludovica, bimba di Sannicola (Lecce) che il 26 dicembre, a soli 2 anni e mezzo, è morta in ospedale in seguito alle complicanze di un’encefalite virale. Ora Gianluca e la moglie Fabiana, rappresentati dall’avvocato Alessandro Greco, si sono rivolti alla procura di Lecce. «Vogliamo chiarezza, affinché ciò che le è accaduto non accada anche ad altri bambini», dicono al Corriere della Sera. Secondo quanto raccontano i genitori, infatti, la piccola Ludovica sarebbe stata «lasciata sul lettino senza cure per un’ora e mezza nonostante fosse priva di sensi». Nella denuncia-querela presentata dalla coppia, si ipotizza il reato di responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario. Quello dei medici sarebbe stato, continua Gianluca Puce, un comportamento di «negligenza e superficialità assoluta» nei confronti della piccola, che era arrivata alla struttura esanime e con 41 gradi di febbre.


L’inizio del malessere

«Appena poche ore prima Ludovica giocava coi cuginetti – continua il racconto del padre – poi, nel pomeriggio è sopraggiunta la febbre». «Su consiglio del nostro medico – ricorda Puce – le abbiamo dato una Tachipirina, ma la febbre ha continuato a salire finché la bimba non è svenuta tra le mie braccia». Erano le 19.15 del giorno di Santo Stefano quando la famiglia è arrivata all’ospedale di Gallipoli. «Giunti al pronto soccorso, ci hanno subito dirottato a quello pediatrico», spiega Puce. «Non sapevamo dove fosse, così una guardia giurata ha preso in braccio nostra figlia e ci ha fatto strada», continua. C’erano altre due mamme in fila, ma per un quarto d’ora non è entrato né uscito nessuno. «Sentivamo solo qualcuno parlare al telefono. Poi la guardia ha bussato con veemenza. Quando la dottoressa si è affacciata, si è messa a gridare: “Rispetti il turno o vada in Pediatria”. E così abbiamo fatto».


All’ospedale di Gallipoli

Secondo la versione dei genitori, una volta arrivata al reparto indicato, mezz’ora dopo l’entrata in ospedale, la piccola Ludovica non avrebbe ricevuto nessuna cura. «Nonostante mia figlia fosse
ancora priva di sensi, verso le 22.15 mia moglie è stata invitata a riportare a casa la bimba, lasciata sul lettino per un’ora e mezza senza che le facessero neanche una flebo», spiega il signor Puce. Il padre aggiunge:« Qualsiasi medico si sarebbe allarmato: mia figlia non dava segni di vita, non aveva alcuna reazione, era completamente collassata». «L’hanno “rivalutata” solo quando ho iniziato a fare foto e video» – aggiunge Puce – «hanno provato a farle una flebo, ma avevano difficoltà a trovare le vene perché mia figlia era ormai disidratata. È stato a quel punto che hanno iniziato a preoccuparsi anche loro».

Il trasferimento a Lecce

«Disposto il trasferimento all’ospedale di Lecce, volevano che la portassi io. Ho dovuto insistere per ottenere un’ambulanza, ma — continua Puce — senza medico a bordo. Dicevano che non era “nulla di grave”». Infine, la bimba è stata è stata dimessa con codice verde, «e traferita per mancanza di posti letto», spiega il padre che fa notare come all’autista dell’ambulanza, però, sarebbe stato «chiesto di correre». Appena arrivati a Lecce Ludovica è stata subito intubata«. Non respirava più. Il medico che l’ha presa in consegna si è meravigliato che a bordo ci fosse soltanto l’infermiere. L’hanno subito ricoverata. Poi, il 29 dicembre, il decesso», conclude Puce che ribadisce la denuncia.

La denuncia

«A Lecce si sono accorti subito della gravità della situazione, mentre a Gallipoli ha regnato la superficialità, sottovalutando le condizioni di mia figlia e comprendendole soltanto dopo due ore e mezza di negligenza assoluta. Mia figlia stava benissimo, ma l’ho persa in pochi giorni. Vogliamo chiarezza. Vogliamo capire se quelle due ore e mezza perse in ospedale siano state decisive. Se nostra figlia si sarebbe potuta salvare: non vogliamo che quello che è accaduto alla nostra piccola possa accadere a qualche altro bimbo».

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