Abuso d’ufficio, indagato il presidente del Molise Donato Toma e cinque assessori

Soltanto qualche settimana fa, il suo predecessore Paolo Di Laura Frattura è stato condannato per lo stesso reato, seppur per vicende diverse

Il presidente della regione Molise, il leghista Donato Toma, e alcuni assessori della sua giunta – Vincenzo Cotugno, Nicola Cavaliere, Quintino Pallante, Vincenzo Niro e Filomena Calenda – sono indagati per il reato di abuso d’ufficio. Insieme a loro hanno ricevuto un avviso di garanzia anche l’ex assessore regionale Michele Marone e l’ex consigliere Nico Romagnuolo. Soltanto qualche settimana fa, è stato condannato per lo stesso reato – seppur per vicende diverse – anche il predecessore di Toma, l’ex presidente di regione Paolo Di Laura Frattura del Partito Democratico. Le indagini della procura contro i vertici della regione Molise sono ancora nelle fasi preliminari. All’interno del governo Meloni, però, è in corso un forte dibattito sulla possibilità di depenalizzare il reato di abuso d’ufficio per gli amministratori locali. Lo scorso novembre, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva parlato della necessità di affrontare il tema della responsabilità di sindaci e presidenti di regione. «È assolutamente necessario, per come la vedo io, definire meglio, a partire dall’abuso d’ufficio, le norme penali che riguardano i pubblici amministratori. Norme il cui perimetro è oggi così elastico da prestarsi a interpretazioni che sono troppo discrezionali», denunciava la premier poche settimane dopo l’insediamento del suo esecutivo.


Le indagini

I fatti finiti nel mirino della Procura sono avvenuti tra il 2020 e il 2021 e ruotano attorno all’incarico di commissario straordinario del Consorzio per lo sviluppo industriale di Campobasso-Bojano. In particolare, la giunta regionale designò all’unanimità Romagnuolo per l’incarico e alcuni giorni più tardi Toma lo nominò ufficialmente commissario straordinario. Un incarico che nella primavera del 2021 è stato prorogato per altri sei mesi. Per la Procura di Campobasso, però, la nomina violerebbe la legge in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati di controllo pubblico. In particolare, i pm sostengono che non fu rispettato il periodo di due anni che deve intercorrere tra la cessazione di una carica di componente della Giunta o del Consiglio regionale e il conferimento di un incarico di amministratore di ente pubblico regionale. Romagnuolo, infatti, era stato consigliere regionale supplente tra il 2018 e il 2020 e, di conseguenza, la nomina a commissario straordinario gli avrebbe generato un ingiusto vantaggio patrimoniale. La nomina di Romagnuolo, inoltre, era già stata bocciata due anni fa dall’Autorità nazionale Anticorruzione.


Foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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