Aviaria, crescono i contagi tra gli uccelli selvatici in Italia: allarme per gli allevamenti

Il Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) invita a rafforzare la sorveglianza

Anche in Italia sta aumentando la circolazione del virus H5N1 dell’influenza aviaria fra gli uccelli selvatici: il timore è che tramite questi ultimi il virus possa raggiungere anche gli allevamenti avicoli. Questo è quanto emerge dai dati del Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). L’Istituto menziona la necessità, ravvisata anche dal ministero della Salute, di rafforzare la sorveglianza dei volatili selvatici. Cresce inoltre l’attenzione verso i mammiferi, dopo i recenti eventi di spillover, ovvero di salto di specie: alla fine di gennaio è stata infatti resa nota la scoperta di una mutazione rara in un allevamento di visoni nel Nord-Ovest della Spagna, in Galizia, che ha provocato la prima trasmissione da mammifero a mammifero in condizioni controllate. L’epidemia risale all’ottobre 2022, nonostante solo lo scorso gennaio sia stata pubblicata la ricerca che la descrive, insieme all’analisi della sequenza genetica del virus. Anche nel New England era avvenuta un’altra epidemia tra mammiferi, ma nelle foche. Dopo i casi confermati di trasmissione del virus H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) dagli uccelli in alcune specie di mammiferi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (Woah) hanno invitato tutti i paesi ad innalzare il livello di allerta sull’arrivo di una nuova pandemia di influenza nella popolazione umana sostenuta da un virus di origine aviare.


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