Renato Zero su Rosa Chemical: «La colpa non è sua ma di chi lo manda in scena. Tutti sosia senza identità e preparazione» – Il video

Il cantautore romano ha dato il suo personale giudizio sull’esibizione del rapper sul palco di Sanremo: «Si pensa che quello del cantante sia un mestiere improvvisato»

Trasgressione sì ma con sostanza di idee e capacità. Così Renato Zero, l’unico vero avanguardista della musica italiana, dopo oltre cinquant’anni di carriera passati a rompere schemi e tabù, parla di Sanremo 2023 e di Rosa Chemical, giovane artista ancora nell’occhio del ciclone per aver baciato Fedez sul palco dell’Ariston dopo aver simulato un rapporto sessuale con lo stesso mentre era seduto in prima fila. Intervenuto alla presentazione del suo nuovo tour Zero a Zero, il cantautore romano ha dato il suo personale giudizio su quanto accaduto sul palco dell’Ariston e sul valore della trasgressione nelle esibizioni dei cantanti della nuova generazione. «Frequentando non assiduamente i social, ogni tanto vado scoprendo un numero di sosia impressionante», ha ironizzato Zero con i giornalisti, «ci deve essere la possibilità di uscire da queste abitudini e da questi stratagemmi, tenendo bene a mente che l’originale è necessario e deve essere considerato a sé stante. Mi vendo, Triangolo sono espedienti divertenti perché, alla fine, uno preferisce sorridere con ironia e libertà, ma per il resto penso che sia importante che i ragazzi siano più pronti anziché essere mandati allo sbaraglio. A parte questo, lo sapete: l’originale vince sempre». Sulle responsabilità di Rosa Chemical il cantante ha tenuto ad essere chiaro: «Una volta c’erano tantissimi esperti nelle case discografiche, che ti davano i giusti consigli e ti aiutavano a trovare la tua strada artistica da percorrere, con i tempi giusti. Oggi non è colpa di Rosa Chemical o di altri ragazzi», ha spiegato, sottolineando come la vera «colpa» sia di chi pensa che fare il cantante «sia una velleità, un mestiere improvvisato, e che non ci sia una responsabilità nell’andare in scena davanti al pubblico, teatrale o televisivo». E ha aggiunto: «Finché ci sarà la mentalità di oggi mi sento di assolvere questi ragazzi perché mi rendo conto che non riuscire a trovare un’identità propria è un fatto grave. La colpa è di chi non sente la responsabilità di mandare in scena delle persone che non hanno una preparazione».


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