Aggressione liceo di Firenze, diventa virale la lettera di una preside: «Il fascismo è nato ai bordi di un marciapiede, con un pestaggio e passanti indifferenti»

Intanto la procura di Firenze ha aperto un’indagine con l’ipotesi di violenza privata aggravata

Sul fronte giudiziario, la procura di Firenze ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di violenza privata aggravata. Sul fronte mediatico, l‘aggressione da parte del gruppo di destra Azione studentesca al liceo classico “Michelangiolo”, lo scorso 18 febbraio, continua a essere al centro del dibattito. Ieri, 21 febbraio, un lungo corteo ha sfilato nel capoluogo toscano dietro lo striscione «Firenze antifascista». I politici di opposizione, poi, rimproverano a Giorgia Meloni di non essersi espressa sull’azione che molti definiscono squadrista. Intanto, tra le diverse iniziative delle singole scuole, è diventata virale la circolare che la dirigente scolastica del liceo scientifico “Leonardo da Vinci”, Annalisa Savino, ha indirizzato ai suoi studenti. L’hanno rilanciata pagine come I sentinelli di Milano, diverse sedi locali del Partito democratico e alcuni account territoriali dell’Anpi: tra Facebook e Instagram, le interazioni viaggiano nell’ordine delle migliaia. «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti», ha esordito la dirigente nella lettera.


La preside Savino ha citato Gramsci e ha esortato i suoi studenti a reagire, perché «questo disgustoso rigurgito – fascista – non passa da sé». Si legge nella circolare: «”Odio gli indifferenti” diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato col suo nome, combattuto con le idee e la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene, 100 anni fa, ma non è andata così», ha concluso Savino.


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