Dal voto di opinione al Sud al volontariato. Perché non basta la ditta (o Franceschini) a spiegare il fenomeno Schlein

Associazioni, volontariato e sostegno anche dal Mezzogiorno. Gli elementi meno noti della vittoria di Schlein

C’erano alcuni fattori nel voto di domenica scorsa, che il candiato favorito Stefano Bonaccini aveva previsto e provato a contrastare. Tutti hanno parlato di come il nome Elly Schlein (che poi ha prevalso) sia stato battezzato da Dario Franceschini e la moglie, Micaela De Biase. O di come praticamente tutta la “ditta” di Pierluigi Bersani, o comunque proveniente dal Pds, si sia schierata con lei, da Andrea Orlando ad Achille Occhetto. Le contromosse hanno riguardato, per Bonaccini, i rapporti con il nord Italia ma anche l’alleanza con esponenti di spicco al Sud: il sindaco di Bari, Antonio Decaro (che in effetti gli ha garantito la vittoria almeno in città), Michele Emiliano e Vincenzo De Luca. Il rapporto con l’Europa – nel Parlamento europeo Schlein ha cominciato la sua carriera politica – è stato coperto grazie all’alleanza col giovane capogruppo a Strasburgo, Brando Benifei, oltre che con Enzo Amendola (da sempre fondamentale per i rapporti con le strutture europee), e con Pina Picierno, vicepresidente del parlamento Ue e della stessa classe d’età di Schlein, accanto a Bonaccini per un vero e proprio ticket. Eppure, oltre all’abilità oratoria e di leader “di trasformazione”, Elly Schlein ha potuto contare su alcuni fattori in parte inattesi o sottovalutati forse da Bonaccini, certamente dai principali commentatori.


Primo tra tutti il voto del Sud che ha sostenuto il governatore dell’Emilia Romagna, ma in modo molto inferiore alle attese. I dati più clamorosi sono Napoli e Palermo: nel capoluogo siciliano Schlein ha prevalso, doppiando lo sfidante: 6487 voti, circa il 63%, contro 3658. In generale in Sicilia, l’ex parlamentare europea ha avuto 57,3% contro 42,7% per Bonaccini e ha contato anche il risultato di Catania, dove ha avuto il 70%. In Puglia, l’unica tra le regioni più popolose del Sud ad aver sostenuto il governatore dell’Emilia Romagna, il dato non è comunque abbastanza alto da rappresentare un ostacolo: 56,1% per lui, 43,9% per lei. Solo a Bari e Foggia Bonaccini è andato oltre il 60%. Vincenzo De Luca ha mobilitato certamente i suoi elettori più fedeli, visto che in provincia di Salerno il governatore emiliano ha preso il 75% dei consensi. Ma già a Napoli il richiamo non è arrivato, visto che a vincere è stata la giovane candidata.


L’associazionismo

A questi dati, in controtendenza rispetto ai pronostici di molti, va aggiunta una galassia di sostenitori, di “influencer” della politica che possono aver avuto un peso nell’orientare quello che è stato un voto decisamente di opinione pubblica tanto che si fa fatica a prevedere quanti di questi consensi – che hanno addirittura determinato la massima carica del partito – poi si trasformeranno in voti. I maggiori esponenti della Cgil sono stati attenti a non esporsi, anche se localmente qualcuno ha fatto la sua parte, ma nel mondo dell’associazionismo qualcosa si è mosso. Acli, Arci, ad esempio, anche se informalmente non hanno fatto mancare il loro voto. Cecilia Strada di Emergency, per citare una delle associazioni più “politiche”, si è schierata con Schlein. Lo stesso ha fatto Anna Falcone, leader del comitato per il No al referendum costituzionale (quello che determinò la fine della carriera da premier di Matteo Renzi): anche nomi come il suo hanno pesato nell’arginare quella che, pure in Calabria, doveva essere una valanga di voti per Bonaccini e che si è invece trasformata in un risultato buono, ma non eccellente, 65% a 35% sebbene il segretario regionale e tutti i consiglieri fossero col governatore emiliano. È per mille piccoli fattori come questi che ieri Schlein, appena incassato il voto, si è lasciata andare ad una battuta al vetriolo: «Non ci hanno visti arrivare».

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