Il padre che dona un pezzo di polmone al figlio in pericolo di vita: «Quando me lo hanno proposto non ci ho pensato due volte»

Adesso il papà ha una riduzione del 20% del volume polmonare. Ma il figlio corre e gioca

Anduel, 34 anni, e Ornéla, 35 sono i genitori di “Mario”. Lui, ingegnere edile, ha donato al figlio un pezzo di polmone. Per permettergli di respirare normalmente. Il piccolo, racconta oggi il Corriere della Sera, era affetto da talassemia. Il padre gli aveva già donato il midollo. Ma questo aveva provocato una reazione immunitaria. Le cellule del donatore che avevano attaccato gli organi del ricevente. Causando un danno irreversibile ai polmoni del piccolo. Il bambino non poteva permettersi di smettere di respirare nemmeno per deglutire. Per questo si nutriva con una sonda. L’operazione è stata fatta a gennaio. Oggi, a distanza di più di due mesi, si può dire che il piccolo sta bene e gioca al parco. L’intervento è durato 11 ore e ha coinvolto un centinaio di uomini del personale dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Mario è stato per quattro giorni collegato all’Ecmo. Ovvero lo strumento che consente la circolazione extracorporea. La donazione del padre serve ad azzerare i rischi di rigetto dell’organo. «Quando me lo hanno proposto non ci ho pensato due volte. Si trattava di salvare la vita a mio figlio. In questi due anni mi era passato di tutto per la mente», dice oggi il padre. Adesso Anduel ha una riduzione del 20% del volume polmonare. Ma potrà condurre comunque una vita normale e perfino fare sport. All’inizio di febbraio Mario è stato spostato in pediatria. E ha lasciato il sostegno respiratorio. Perché il nuovo polmone funziona. «Grazie a Dio e ai medici è andato tutto bene. Adesso potrà andare all’asilo, giocare con gli altri bambini. Non sta fermo un attimo, mangia poco e gioca tanto. Non c’è cosa più bella da vedere, è meraviglioso».


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