La decisione dell’Unione Europea di mettere uno stop, a partire dal 2035, alla vendita di auto a benzina o diesel è stata accolta con un certo scetticismo dal governo italiano. L’ok definitivo al nuovo regolamento dovrebbe arrivare al prossimo Consiglio Ue del 7 marzo. In vista di quell’appuntamento, il governo italiano ha annunciato che non voterà a favore delle nuove regole. Eppure, le case automobilistiche si stanno preparando da anni a questo passaggio. Tra i primi ad aver investito nel mercato delle auto elettriche c’è il gruppo tedesco Mercedes-Benz. La produzione della prima Smart full electric, messa in commercio solo a Londra, risale addirittura al 2007. «L’industria è pronta. La nostra strategia è già orientata da tempo verso l’elettrificazione», assicura a Open Radek Jelinek, president e ceo di Mercedes-Benz Italia. Per questo, spiega Jelinek, se ci limitiamo a ribellarci alla decisione di Bruxelles «abbiamo già perso in partenza».
Vi ha sorpreso la decisione europea di mettere al bando dal 2035 la vendita di nuove auto a benzina e diesel?
«In linea di principio accogliamo con favore la decisione dello stop alla vendita degli endotermici dal 2035. È una sfida importante per l’industria automobilistica, per la filiera dei fornitori e per i clienti che allo stesso tempo obbliga le istituzioni a favorire la realizzazione delle infrastrutture e, più in generale, a mettere in campo piani di incentivo programmati sul medio e lungo termine che agevolino la transizione ecologica».
La decisione europea ha cambiato i vostri piani di produzione nel medio e lungo termine? Che impatto avrà sulla vostra organizzazione?
«La nostra strategia è già da tempo orientata verso l’elettrificazione, attraverso forti investimenti in termini di ricerca e sviluppo. Entro la fine del decennio saremo pronti a offrire un portfolio di vetture esclusivamente elettriche, ove le condizioni del mercato lo permetteranno. E questo implica quelle condizioni di cui sopra. Già dallo scorso anno offriamo un’alternativa BEV in tutti i segmenti in cui siamo presenti e dal 2025 tutte le nuove architetture saranno puramente elettriche e con l’introduzione di tre nuove piattaforme full electric».
È vero, come sostiene il governo italiano, che si tratta di un obiettivo irraggiungibile in così poco tempo?
«Se partiamo con questa mentalità perdiamo in partenza. È vero, l’Italia è in ritardo rispetto a gran parte dei paesi europei, ed è proprio da questo gap che dobbiamo partire. L’industria automobilistica è pronta, ma i clienti sono disorientati da tanta confusione e incertezza e il compito delle istituzioni è dare chiarezza, agevolando in più direzioni la transizione ecologica. Questo anche attraverso una sorta di mobility alliance che coinvolga tutti gli attori in campo: dai costruttori ai provider di energia».
Crede che l’Italia abbia più o meno difficoltà di altri paesi per arrivare a quell’obiettivo per la sua conformazione geografica, per le abitudini dei consumatori e per lo stato della rete elettrica?
«No, credo che il problema principale risieda nella difficoltà di costruire le condizioni per raggiungerlo. Non voglio dire la scarsa volontà, ma l’incapacità, almeno fino ad oggi, di costruire un tavolo di confronto tra tutti gli stakeholder coinvolti e da lì un concreto piano di sviluppo che punti dritto all’obiettivo. Che magari non si raggiungerà entro la data stabilita, ma permetterà all’Italia di essere on the road e non ritrovarsi a fare il fanalino di coda. Non è possibile pensare di fare l’elettrico senza prima “fare gli italiani” e per questo serve una regia unica e condivisa che crei condizioni e cultura. Oggi si può viaggiare tranquillamente a bordo di un’auto elettrica in lungo e in largo, potendo contare su una rete che è in continua crescita, anche grazie all’ingresso di player. Proprio qualche giorno fa, abbiamo organizzato un viaggio da Milano a Oslo e ritorno, coinvolgendo la stampa italiana, proprio per dimostrare la semplicità di viaggiare in elettrico, potendo contare su automobili di ultima generazione e una rete di ricarica rapida ed efficiente».
Lei è intervenuto più volte a difendere il diesel pulito di nuova generazione, sostenendo che l’impatto ambientale era molto più ridotto di quanto si dicesse. Ne è ancora convinto?
«Assolutamente. Soprattutto in questa fase di transizione, chi, per ragioni diverse, non è pronto a passare ad un vettura elettrica deve poter contare su un’alternativa endotermica di ultima generazione, con consumi e, di conseguenza, emissioni estremamente contenute. È importantissimo per favorire un ricambio del nostro parco circolante, il più datato in Europa, e non arrivare alla fatidica data del 2035 con il cosiddetto “effetto Cuba”».
Voi siete stati fra i primi con la linea della Smart a scegliere di staccare dai motori tradizionali e produrre solo vetture elettriche. Quale è stata la ragione di quella scelta?
«Quando mi chiedono da quanto stavamo preparando lo switch, l’unica risposta che mi viene in mente è: dal 1997. Smart è nata per essere innovativa, con un mindset full electric a partire dal suo primo concept. Ovviamente, in quegli anni non c’erano le condizioni tecnologiche per una mobilità 100% elettrica, basta ricordarci i telefonini di allora, quando avevamo bisogno di andare in giro con un set batterie. Non appena le condizioni lo hanno permesso, lo abbiamo fatto, convertendo il primo marchio nella storia dell’automobile da endotermico a elettrico, coerentemente con una strategia più ampia che oggi diventa ancora più evidente».
Che programma avete sulla commercializzazione di nuovi modelli elettrici nei prossimi anni?
«Abbiamo già in gamma ben 9 modelli più la piccola Smart e già oggi saremmo in grado di assicurare un’alternativa full electric a circa l’80 dei nostri attuali clienti, anche nel mondo dei Vans. Il futuro è già tracciato sulla base di quella strategia di cui sopra».
Oggi buona parte dei componenti (e delle materie prime) necessari per la produzione di un’auto elettrica vengono importati da Paesi extra-Ue. Si può ridurre questa dipendenza o sarà necessario spostare la produzione?
«In realtà, forse pochi sanno che molta componentistica viene anche da eccellenze tutte italiane, dai freni ai materiali per gli interni, solo per fare alcuni esempi. Diverso il discorso sulle materie prime la cui estrazione spesso arriva da lontano. Un tema cui prestiamo grande attenzione soprattutto in termini etici e di sostenibilità, attraverso un rigido controllo della supply chain. È chiaro che ridurre la dipendenza, soprattutto per le cosiddette “terre rare” significa cercare alternative in casa nostra che spesso non è facile trovare. Ma davanti alle sfide, l’uomo ha da sempre reagito con le grandi innovazioni, che hanno reso possibile quello che non sembrava esserlo. L’amore per l’innovazione non morirà mai, come sosteneva Carl Benz e come sosteniamo noi di Mercedes-Benz».
Quali sono le vostre richieste al governo italiano e alla Commissione europea per accompagnare questa transizione?
«Lo abbiamo ripetuto tante volte. Prima di tutto essere maggiormente coinvolti nelle strategie che impattano direttamente sul nostro settore, attraverso un tavolo permanente di confronto. Last but not least, chiarezza sulla road map e misure di sostegno concrete e disposte in più direzioni, con un piano di incentivi i cui effetti non si esauriscano, come sempre avviene, una volta esauriti gli stanziamenti economici. In poche parole, creare le condizioni perché tutto avvenga, ampliando il concetto stesso di mobilità sostenibile: che per essere davvero tale lo dovrà essere certamente per l’ambiente, ma anche per chi la produce, per chi la vende e per chi l’acquista».
Ad oggi, il costo resta uno degli scogli più alti all’allargamento del mercato delle auto elettriche. La decisione dell’Ue di investire sulla mobilità elettrica può contribuire ad abbassare i prezzi?
«Un aumento della richiesta di auto elettriche certamente contribuirà a un calo dei prezzi che in alcuni casi già stiamo registrando. Su questo incideranno positivamente anche i grandi investimenti che tutti i costruttori stanno mettendo in campo per la produzione di batterie, che ad oggi rappresentano una delle componenti più costose di un’auto elettrica».
Foto di copertina: MERCEDES-BENZ | Radek Jelinek, president e ceo di Mercedes-Benz Italia
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