Spagna, l’effetto indesiderato della nuova legge anti-stupri del governo Sánchez: oltre 700 riduzioni di pena

Sono almeno 74 i condannati usciti anticipatamente dal carcere

Sono oltre 700 le riduzioni di condanna decretate dai tribunali spagnoli in applicazione della legge anti-violenze sessuali, conosciuta anche come «legge del solo sì è sì», in vigore dallo scorso 7 ottobre. Lo ha reso noto il Consiglio superiore della magistratura in una nota. In conseguenza di tali decisioni, 74 condannati sono usciti anticipatamente dal carcere. Si tratta di una sorta di “effetto indesiderato”, scaturito dall’applicazione della nuova legge voluta dal governo di centrosinistra guidato dal primo ministro Pedro Sánchez. La legge del «solo sì è sì» era stata proposta dopo il dibattito scaturito dal caso spagnolo La Manada, iniziato con lo stupro di gruppo di una donna di 18 anni il 7 luglio 2016 durante le celebrazioni di san Firmino a Pamplona. Inizialmente il tribunale spagnolo condannò i 5 imputati – tra cui un militare e un agente della Guardia Civil – a 9 anni di carcere, ritenendoli autori solo di abuso sessuale ma non stupro (reato più grave). Tale sentenza fu accolta all’epoca con grosse proteste in tutta la Spagna: migliaia di donne erano scese in piazza in molte città e anche la politica aveva espresso una critica quasi unanime nei confronti del verdetto; poi il Tribunale supremo aumentò la pena e diede agli imputati 15 anni. 


La legge del «solo sì è sì»

Il testo legislativo in questione, che dà rilevanza massima al consenso, fa convergere tutti i delitti contro la libertà sessuale in un unico reato. Unificando, dunque, i reati di abuso sessuale e aggressione sessuale (stupro) in uno unico, si è dovuto riarticolare il ventaglio delle pene, modificando, di fatto, le sanzioni massime e quelle minime e, in alcuni casi, arrivando ad abbassare quelle minime previste per alcuni tipi di reato. «Quando si abbassano le pene per un reato, una volta approvata la norma, si apre nei tribunali un processo di revisione della pena, poiché i condannati hanno diritto all’adeguamento della pena alla nuova legge se risulta essere più favorevole», aveva spiegato allora El País. La revisione delle condanne è un atto dovuto dei tribunali per l’entrata in vigore di una nuova normativa penale, e implica l’applicazione del concetto giuridico e costituzionale in dubio pro reo (nel dubbio, si decida in favore dell’imputato). Per questa sorta di «cortocircuito» le sentenze sinora riesaminate sono state 1.633. In seguito alla situazione creatasi dopo l’entrata in vigore della legge del «solo sì è sì», la quale ha provocato una lunga scia di polemiche, la principale formazione del governo, ovvero il Partito socialista, ha presentato in Parlamento una proposta per ritoccare la norma, nella speranza di riuscire così a frenare le riduzioni di condanna.


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