Georgia, la minaccia di Lavrov: «Proteste pilotate come a Kiev nel 2014, i Paesi confinanti riflettano bene prima di entrare nella sfera Usa»

L’avvertimento del ministro degli Esteri russo dopo gli scontri di piazza che hanno portato al ritiro della discussa legge sugli “agenti stranieri”

Dopo la decisione del governo della Georgia di ritirare il disegno di legge sugli “agenti stranieri“, che negli scorsi giorni aveva innescato massicce proteste in tutto il Paese, lodate apertamente da Ue e Usa, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, si è lasciato andare questa mattina ad avvertimenti sinistri. «Gli eventi di questi giorni in Georgia ricordano quelli di Euromaidan a Kiev che nel 2014 portarono al rovesciamento del presidente filorusso Viktor Yanukovich», ha detto Lavrov citato dall’agenzia russa Tass. Secondo Mosca, infatti, le proteste che il 22 febbraio 2014 portarono l’ex presidente ucraino a fuggire da Kiev e a rifugiarsi a Rostov sul Don, in Russia, erano sostenute dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti. Yanukovich, all’epoca, definì l’accaduto «un colpo di stato ordito da forze neonaziste ucraine»: un precedente citato regolarmente dal Cremlino per giustificare l’invasione dell’Ucraina lanciata poco più di un anno fa in nome di una fantomatica “denazificazione” del Paese. Ma non c’è solo la Georgia nei pensieri dei vertici di Mosca. Intervenendo sulla tv di Stato russa, Lavrov ha proseguito la riflessione lanciando un monito ben più ampio ed inquietante: «I Paesi confinanti con la Russia dovrebbero tenere in considerazione i pericoli insiti nel finire nella sfera di influenza degli Stati Uniti, traendo le loro conclusioni sul grado di pericolo nel prendere la strada dell’inclusione nella zona di responsabilità o nella zona di interesse degli Stati Uniti». Sul fronte occidentale, la Russia divide confini da un anno sotto stretta osservazione con Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia (tramite l’enclave di Kaliningrad), oltre a Ucraina e Bieloroussia. Lavrov ha poi osservato che «l’Occidente ha approcci diversi alle proteste in Georgia e in Moldavia, perché l’opposizione moldava non soddisfa gli interessi occidentali», sottolineando che l’opposizione georgiana non solo è autorizzata, ma obbligata ad agire così perché riflette gli interessi occidentali, mentre l’opposizione in Moldavia riflette interessi diversi (ossia filo-russi, ndr) perché gli interessi occidentali sono rappresentati dal governo e dalla presidente» Maia Sandu.


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