Il governo Meloni vuole cambiare la Bossi-Fini: «Dobbiamo garantire gli ingressi di immigrati regolari»

Il sottosegretario Mantovano: è una legge-arlecchino, bisogna fare qualcosa di nuovo

Il governo Meloni vuole cambiare la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Lo dice il sottosegretario Alfredo Mantovano oggi in un’intervista a La Stampa. Mantovano è considerato il regista del decreto Cutro. E lo difende: «Non è un muro contro muro. La durezza c’è ma contro gli scafisti. Tutto il resto serve a facilitare gli ingressi legali», dice a Francesco Grignetti. Ma presto ci sarà bisogno di un intervento organico: «Un conto è un decreto urgente. Altro è rimettere mano alla intera legge sull’immigrazione che ormai ha fatto il suo tempo, è stata rattoppata non so quante volte, ci sono gli articoli bis, ter, quater». Mantovano fu uno dei padrini della legge. Ma adesso dice che i tempi sono cambiati: «Ormai è diventata una legge-arlecchino. Bisognerà fare qualcosa di nuovo, con calma e in maniera articolata».


Cosa dice la legge del 2002

La legge Bossi-Fini del 2002, entrata in vigore con il secondo governo Berlusconi, dice che può entrare in Italia solo chi è in possesso di un contratto di lavoro garante del suo mantenimento economico. Il permesso di soggiorno dura due anni per chi ha contratti a tempo indeterminato, uno negli altri casi. Se la persona diventa disoccupata, è previsto il rientro in patria. Per chi dichiara il falso sono previste responsabilità penali. Secondo la legge le persone senza permesso di soggiorno ma con documento d’identità vengono espulse immediatamente con l’accompagnamento alla frontiera dal prefetto della provincia dove vengono rintracciate. Se la persona irregolare è anche senza documento d’identità, viene portata nei Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie) per 60 giorni. La legge prevede il carcere per chi rientra senza mettersi in regola.


Cosa dice Mantovano

Mantovano nega i problemi nell’esecutivo: «Ho letto di spaccature. Io nel mio ruolo presiedo il pre- consiglio, dove si esaminano le norme sotto il profilo tecnico. Non c’è stata nessuna spaccatura, ma, come è giusto e logico che sia, una discussione a più voci. Il decreto è passato all’unanimità». Ma adesso è il momento di cambiare la legge: «Il punto è che avevamo fretta di inasprire le sanzioni contro i trafficanti e dirimettere mano alla norma sul decreto Flussi. Vi pare normale che ci sia un documento programmatico triennale e poi un decreto annuale, che si fa random, un anno sì e uno no, una volta una cifra, l’anno dopo una diversa? Infatti è dal 2005 che non si fa più il documento programmatico. Ora prevediamo un decreto triennale, che darà stabilità alle aziende. Pochi poi hanno colto la novità della formazione all’estero. Chi avrà il diploma, potrà entrare in Italia extra-quota».

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