La proposta di due maestre di Cremona: «Insegnare Faccetta Nera alle elementari». La protesta dei genitori: «Canzone ignobile»

La dirigente dell’istituto cerca di placare gli animi: «Il progetto educativo musicale è stato travisato»

«Un progetto apolitico». Così due maestre della scuola elementare Bissolati di Cremona definiscono l’idea di far studiare la canzone Faccetta Nera ai bambini. Il progetto, che segue «una prospettiva didattica esclusivamente storica» è stato presentato ad alcuni genitori che non hanno preso bene l’idea che ai propri figli venga insegnato il brano della propaganda fascista. «Una canzone ignobile che non andrebbe insegnata a bambini delle elementari. La storia non può essere spiegata con Faccetta Nera», si schierano i genitori. A loro risponde la dirigente dell’istituto Daniela Marzani, che ribadisce: «Non si tratta di un progetto ufficiale perché non è inserito nel piano dell’offerta formativa. E comunque non è ancora stato approvato». Parole che non sembrano aver placato gli animi dei genitori, che nelle prossime ore paiono intenzionati a chiedere spiegazioni in maniera ufficiale.


Le spiegazioni della preside

Infatti il confronto, spiega il Fatto Quotidiano, ha avuto luogo durante un consiglio di classe nel quale si discuteva di come insegnare ai bambini i valori della Resistenza. A essere criticata è stata anche la proposta di insegnare Bella Ciao. Intervistata dalla testata, la dirigente ha ribadito: «Il progetto educativo musicale è stato travisato. Qualcosa nel consiglio d’interclasse non è funzionato, posso garantire che non c’è alcun approccio politico ma solo una riflessione a livello storico». Marzani ha quindi invitato i genitori a chiedere spiegazioni «nell’interclasse» e non «a mezzo stampa». Il testo di Faccetta Nera, scritto nel 1935, racconta di un soldato italiano in partenza per l’Abissinia che promette «un’altra legge e un altro re» a una «moretta» dell’odierna Etiopia, all’epoca colonia del Regno d’Italia. Non venne inizialmente apprezzata dal regime fascista, ma nel tempo si è trasformata in un elogio musicale al Ventennio.


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