Valditara: «Fascista io? Ma se sono figlio di un partigiano comunista e ho colpito un solo prof, negatore della Shoah»

Il ministro dell’Istruzione e del merito ricorda di avere ancora il fazzoletto rosso di suo padre, partigiano delle Brigate Garibaldi e che non ha bisogno di provare il suo antifascismo: «Lo dimostrano i miei libri, i miei atti, la mia vita»

Nel giorno della manifestazione antifascista di Firenze dopo il caso che ha travolto il liceo Michelangiolo, assieme alla neo segretaria del Pd, Elly Schlein, e buona parte dei partiti di opposizione scende idealmente in piazza anche il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, che in un intervista oggi sul Quotidiano Nazionale, compreso quindi La Nazione di Firenze, si apre a una sorta di grande comprensione delle ragioni del corteo, vestendo i panni da partigiano per eredità famigliare. Proprio al corteo di Firenze, il ministro lancia un messaggio ai limiti della solidarietà: «Ben venga qualunque manifestazione che dia voce alle idee e alimenti un dibattito democratico. Per parte mia raccolgo e rilancio l’invito del sindaco Nardella per un confronto con lui sui temi dell’antifascismo, di tutti i razzismi, della democrazia e della libertà di opinione: organizziamolo presto – aggiunge il ministro – Un confronto che deve essere franco, onesto e sereno». A inizio intervista, il pensiero va innanzitutto al papà del ministro, partigiano delle Brigate Garibaldi: «A casa ho ancora il suo fazzoletto rosso». E sul suo essere antifascista aggiunge: «Non ho bisogno di dare prove del mio antifascismo, lo dimostrano i miei libri, i miei atti, la mia vita». Ben probabile che alla manifestazione non mancheranno striscioni e slogan contro lo stesso ministro. Sopratutto dopo quella reazione durissima avuta su Rai1 quando ha commentato la lettera della preside del liceo Michelangiolo, con tanto di avvertimento a possibili azioni disciplinare se avesse insistito. Valditara dice di non aver mai pensato a procedimenti disciplinari contro la dirigente scolastica, ricordando invece quale sia stato l’unico preso in questi pochi mesi da ministro: «L’unica indagine disciplinare che ho chiesto è stata nei confronti di un docente accusato di aver fatto affermazioni che negavano l’Olocausto. Aggiungi al riguardo che non è compatibile con il pubblico impiego chi neghi la Shoah. Rimettiamo al centro il dialogo e l’ascolto pluralista – aggiunge il ministro – Si approfitti di questa occasione per sollevare un dibattito serio nel Paese».


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