Il centrodestra vuole fermare il regolamento Ue sul riconoscimento dei figli delle coppie gay e degli uomini single

Una risoluzione, a firma di Terzi di Sant’Agata, arriva in commissione Politiche Ue al Senato. Il M5s chiede alle opposizioni di fare fronte comune per sostenere la proposta europea

Prima lo stop alle trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali, che il Comune di Milano si è visto costretto a eseguire per una circolare del Prefetto, che ha agito in concerto con il ministero dell’Interno. Adesso, a poche ore dalla denuncia di Beppe Sala, la maggioranza prova ad assestare un altro colpo al riconoscimento dei certificati di filiazione rilasciati in altri Paesi. Il centrodestra, in commissione Politiche Ue al Senato, si appresta a dare parere negativo a un regolamento europeo che punta a introdurre una sorta di patente europea di genitore, con la conseguente estensione dei diritti del figlio in tutta l’Unione. In breve, se un Paese attribuisce la genitorialità a un uomo single o a una coppia omogenitoriale, tutti gli Stati membri dovranno riconoscerla. Questo certificato unico europeo di filiazione, in Italia come in Ungheria, non piace ai partiti al governo. Fratelli d’Italia ha affidato al senatore Giulio Terzi di Sant’Agata la scrittura di una risoluzione che boccia la proposta europea. Le motivazioni addotte riguardano una prevaricazione di Bruxelles dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. Il timore della maggioranza è che, se il regolamento europeo giungesse ad approvazione definitiva, si potrebbe bypassare il divieto di maternità surrogata vigente in Italia: per un genitore che ricorre alla pratica all’estero, basterebbe farsi rilasciare il certificato di filiazione in uno Stato membro più accomodante sul tema per vedere riconosciuta anche in Italia la sua genitorialità.


E con essa, tutti i diritti che spettano a un figlio minorenne: dalla libertà di circolazione al seguito del genitore alle tutele economiche, dalla possibilità di accompagnamento negli ospedali alle questioni ereditarie. A prescindere dal modo in cui un bambino è stato concepito, se il regolamento passasse, il riconoscimento della filiazione sarebbe esteso su scala europea. Facciamo un esempio pratico di una possibile conseguenza: se un minore che le autorità spagnole hanno riconosciuto come figlio di una coppia omosessuale si trovasse in Italia in vacanza e subisse un incidente, entrambi i genitori avrebbero diritto di entrare in ospedale per assisterlo. Il governo italiano è intenzionato a opporsi a Bruxelles e, a Palazzo Madama, recita il suo primo de profundis sulla proposta europea. Nella bozza del parere firmato da Terzi di Sant’Agata e che Open ha potuto visionare si lamenta che «gli Stati membri non potrebbero più negare per motivi di ordine pubblico» il riconoscimento della «filiazione mediante adozione da parte di un uomo single» o «per il solo motivo che i genitori sono dello stesso stesso». La stesura del parere della maggioranza apre anche a un altro interrogativo: perché si sottolinea la dicitura di «uomo solo», come se una donna single, invece, andasse bene?


La risoluzione di Fratelli d’Italia sembra sostenere che l’istituto dell’adozione in casi particolari, previsto da una legge del 1984, sia ancora adeguato per rispondere ai diritti di tipologie di famiglie che sono sempre esistite, ma sulle quali oggi c’è maggiore consapevolezza. E che chiedono delle tutele giuridiche ancora negate in Italia, uno snellimento delle procedure burocratiche per l’adozione e, come stabilisce la proposta europea, che la clausola dell’ordine pubblico per non riconoscere un rapporto di filiazione possa essere invocata solo in casi eccezionali. La risoluzione che sarà votata dalla maggioranza nel pomeriggio del 14 marzo, che in diversi passaggi condanna la maternità surrogata, pone l’accento sul diritto fondamentale del figlio «alla continuità del rapporto affettivo con entrambi i soggetti che hanno condiviso la decisione di farlo venire al mondo. In tal senso», si legge, «il bambino avrebbe certamente il diritto di essere allevato anche dalla madre che lo ha partorito, la quale potrebbe anch’essa voler svolgere la funzione materna. A ciò seguirebbe l’interesse del minore a un riconoscimento non solo sociale ma anche giuridico di tale legame con la madre gestante. La mancata attribuzione di una veste giuridica a tale rapporto non si limiterebbe alla condizione del genitore d’intenzione, che ha scelto un metodo di procreazione che l’ordinamento italiano disapprova, ma finirebbe con il pregiudicare il bambino stesso, il cui diritto al rispetto della vita privata si troverebbe significativamente leso».

Il Movimento 5 stelle annuncia battaglia in commissione e chiede alle altre opposizioni di fare fronte comune per sostenere il regolamento europeo. «La risoluzione della destra discrimina i bambini e porta l’Italia sulle posizioni più ostili al progresso come quelle di Orban, e questo non lo possiamo accettare», sostiene la capogruppo al Senato, Barbara Floridia. «Oggi, in Senato, abbiamo un’occasione importante con il voto sul regolamento Ue sul riconoscimento del certificato di filiazione», afferma invece Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5s a Palazzo Madama e coordinatrice per le politiche di genere e i diritti civili nel Movimento. «Giorgia Meloni si fa vanto di essere donna, madre e cristiana. Bene, da donna, da cristiana ma soprattutto da madre fermi i suoi che hanno presentato una risoluzione ideologica e strumentale che gioca sulla pelle dei bambini e sposta un Paese grande e importante come l’Italia verso Orban e lontano dall’occidente. È ancora in tempo per fermare i suoi parlamentari e farli convergere su soluzioni razionali, che mettono al centro i diritti dei bambini e il dovere categorico che la società ha a non discriminarli mai».

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