Roberto Saviano: «La tragedia di Cutro è una conseguenza delle promesse di Meloni, Salvini e Piantedosi»

Lo scrittore all’attacco del governo: non si scusa perché sa che accadrà ancora

Roberto Saviano dice che i naufraghi della tragedia di Cutro si potevano e si dovevano salvare. Tutti. Ma aggiunge anche di non avercela con Giorgia Meloni che però forse «è indulgente con la propria coscienza». Mentre sulle coste della Calabria «è sicuramente naufragata l’idea edulcorata che qualcuno coltivava su questo governo. Chi si aspettava un cambio di rotta rispetto alle bestialità pronunciate in campagna elettorale deve fare i conti con un esecutivo che ha sfidato il ridicolo col decreto anti-rave, ha gestito malissimo il caso Cospito e ora, di fronte a decine di persone morte in mare a 100 metri dalle nostre coste, non è capace di abbassare la testa e dire: mi dispiace, ci dispiace, non accadrà più». Saviano, che parla in un’intervista rilasciata a La Stampa, dice che il governo non si scusa perché sa che accadrà ancora.


La tragedia e l’esecutivo

Poi lo scrittore nel colloquio con Andrea Malaguti punta il dito: «Non dico che abbia “voluto”, ma le morti di Cutro sono la conseguenza delle dichiarazioni e delle promesse di Meloni, Salvini e Piantedosi. Sono le loro parole che diventano azione politica. Secondo lei perché in questi anni ho provato a smontare le loro menzogne? Perché ho provato a spiegare quanto fossero pericolose quelle parole di odio nei confronti di chi rischia la vita in mare?». E aggiunge che vorrebbe dirglielo in faccia: «Direi le stesse cose anche in tribunale, ma la premier prima mi querela e si costituisce parte civile, ma poi, in maniera del tutto irrituale, non viene chiamata a testimoniare dal pubblico ministero, dunque non potrò guardarla negli occhi». L’impressione dello scrittore «è che vivano in un mondo alternativo dove ciò che è bene (il soccorso in mare delle Ong, ad esempio) diventa il male assoluto e ciò che è male (la propaganda xenofoba di Meloni e Salvini e le bestialità di Piantedosi) si guadagna rispetto».


Meloni e De André

Saviano contesta anche il consiglio dei ministri a Cutro: «Se davanti alle bare (dove non sono nemmeno andati) continui a dire che la soluzione è fermare le partenze, allora potevi fare a meno di presentarti. Potevi evitare questa farsa a te stesso, alle famiglie di chi ha perso la vita e alla memoria di chi non c’è più e scappava da situazioni di vita insostenibili». Ma alla fine assolve Meloni e Salvini per il Karaoke di De André: «Ciascuno è libero di cantare ciò che vuole. Sarò strano io, ma credo che la felicità e la possibilità di leggerezza individuale passino per la felicità e la leggerezza collettiva. È un’utopia, lo so. Chi aspetta di essere felice solo quando tutti lo sono, magari non lo sarà mai». Infine, dice che c’è una differenza tra Elly Schlein e Giuseppe Conte: «Lei può prendere le distanze da Minniti. Conte non può prendere le distanze dai decreti Salvini».

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