Il presidente cinese Xi Jinping è atteso oggi a Mosca per l’inizio della sua prima missione in Russia dall’inizio della guerra lanciata contro l’Ucraina. Una visita molto attesa, soprattutto dal presidente russo Vladimir Putin, che ha un bisogno vitale del sostegno di Pechino – tanto “morale” e politico quanto concreto, militare ed economico – e che più volte aveva sbandierato nei mesi scorsi il possibile arrivo al Cremlino del leader cinese. Oggi dunque i due autocrati si incontreranno per un primo “pranzo informale”. Poi, secondo il programma ufficiale, domani le delegazioni dei due Paesi terranno più ampi “colloqui ufficiali”. Ucraina, Usa ed Europa sono alla finestra per capire con quali intenzioni Xi si reca davvero a Mosca: accentuare il sostegno all’alleato in difficoltà – favorendo di fatto la continuazione del conflitto – oppure spingerlo sulla strada del negoziato? A fornire alcune indicazioni preliminari sul senso dei colloqui al via da oggi sono le dichiarazioni rilasciate questa mattina dal ministero degli Esteri di Pechino sul mandato d’arresto spiccato venerdì dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo per crimini di guerra, che ha fatto infuriare il Cremlino che teme l’ulteriore isolamento diplomatico. Che ne pensa la Cina? La Corte dovrebbe evitare i “doppi standard” rispettando l’immunità per i capi di Stato, ha detto il portavoce di Pechino, Wang Wenbin. Il tribunale dell’Aja, ha osservato Wang nel briefing quotidiano con la stampa, dovrebbe «sostenere una posizione obiettiva e imparziale e rispettare l’immunità dei capi di Stato dalla giurisdizione ai sensi del diritto internazionale». Wang ha dunque esortato la Cpi ad «evitare sia la politicizzazione e sia i doppi standard». Un assist che farà felice il Cremlino, e andrà indigesto a Kiev.
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