Sospesa per 10 giorni Laura Bonafede, l’insegnante che scriveva a Messina Denaro: «Va tutelata l’immagine della scuola»

La donna aveva un rapporto stretto con il boss di Cosa Nostra: era stata immortalata dalle telecamere di un supermercato in compagnia dell’ultimo dei Corleonesi

Dieci giorni di sospensione. È il provvedimento cautelare, adottato dalla dirigente dell’istituto “Capuana-Pardo” di Castelvetrano, nei confronti di Laura Bonafede, l’insegnante che scriveva a Matteo Messina Denaro. La misura è stata presa in considerazione «della vasta eco mediatica suscitata dal presunto legame dell’insegnante con il boss mafioso e al fine di tutelare l’immagine della scuola e di garantire il sereno svolgimento dell’attività scolastica», chiarisce la dirigente, Vania Stallone. Tale provvedimento è stato in seguito ratificato dal direttore regionale dell’Ufficio scolastico, Giuseppe Pierro. «Attendo da parte dell’Autorità giudiziaria la documentazione sulla posizione giudiziaria dell’insegnante per così poter avviare il provvedimento disciplinare», ha detto all’Ansa.


Il rapporto con il boss

L’insegnante e l’ultimo dei Corleonesi erano stati immortalati dalle telecamere di un supermercato di Campobello, il 14 gennaio scorso, ovvero due giorni prima dell’arresto del boss mafioso alla clinica La Maddalena di Palermo. Laura Bonafede, figlia del boss defunto Leonardo e moglie dell’ergastolano Salvatore Gentile, è indagata dalla Dda di Palermo. Secondo gli inquirenti è l’autrice di una lettera-diario scritta da una persona che si firmava con lo pseudonimo di cugino per proteggere la sua vera identità. Nel pizzino Messina Denaro risponde a un precedente messaggio. «Ci siamo visti da vicino e anche parlati. – scriveva il capomafia all’interlocutore – mi avrai trovato invecchiato e stanco (…) a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c’è da vedere cosa ha pensato l’affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono». Il termine “affetta formaggi” ha aiutato gli investigatori, i quali – dopo aver trovato uno scontrino della Coop datato 14 gennaio – sono riusciti a risalire dalle immagini di video-sorveglianza all’incontro tra i due.


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