Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri detta Diletta: i due arrestati per aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro

Ad incastrarli una foto del Boss nel loro salotto con un bicchiere di liquore e un sigaro

Emanuele Bonafede, 50enne di Castelvetrano, e Lorena Ninfa Lanceri, 48enne nata in Svizzera, sono stati arrestati con l’accusa di aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Per loro è scattata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Bonafede e Lanceri sono indagati in concorso per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, reati aggravati per avere agevolato Cosa nostra. Secondo gli inquirenti avrebbero ospitato «in via continuativa e per numerosi giorni» nella loro casa a Campobello di Mazara il Boss durante la latitanza. ‘U Siccu andava a pranzo e a cena nell’appartamento dei due. Entrando e uscendo indisturbato grazie ai controlli che svolgevano per scongiurare la presenza in zona delle forze dell’ordine.


I coniugi e il boss

I coniugi – secondo i pm – avrebbero dunque fornito al boss «una prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza». Lorena Lanceri, inoltre, secondo gli inquirenti, era inserita nel circuito di comunicazioni che ha consentito all’ex latitante di mantenere contatti con alcune persone a lui particolarmente care. Oltre a essere nipote del boss di Campobello, Emanuele Bonafede è fratello di Andrea Bonafede, arrestato nelle scorse settimane con l’accusa di aver fatto avere al capomafia le prescrizioni sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Ed è cugino di un altro Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che ha prestato l’identità a Messina Denaro per consentirgli di sottoporsi alle terapie oncologiche.


I 6 arrestati

Dalla cattura del padrino, il 16 gennaio scorso, sono finiti in cella Giovanni Luppino, l’autista che accompagnava alla clinica La Maddalena il boss per la chemioterapia nel giorno del blitz che ha posto fine alla sua trentennale latitanza, Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l’identità, il cugino omonimo, che avrebbe fatto avere a Messina Denaro le prescrizioni mediche necessarie per le sue cure, suo fratello Emanuele arrestato oggi con la moglie Lorena Lanceri e Alfonso Tumbarello, il medico che ha prescritto farmaci e analisi al padrino trapanese. Dalle indagini emerge chiaramente che Messina Denaro è stato costantemente supportato da più persone durante la latitanza. Persone «che, secondo i pm, gli hanno consentito di spostarsi in relativa sicurezza sul territorio, anche avvalendosi di più autovetture, di accedere sotto mentite spoglie alle indispensabili cure del Servizio sanitario nazionale».

Lorena alias Diletta e la foto

Anche grazie a diagnosi e ricette effettuate a nome di Andrea Bonafede. E di acquistare sotto falso nome (ancora una volta quello di Andrea Bonafede) una casa da adibire a covo e una macchina. Secondo gli inquirenti la donna era molto legata all’Ultimo dei Corleonesi, che la chiamava con il nome in codice di Diletta. Emerge dall’inchiesta dei carabinieri del Ros che ha portato in cella la coppia. I militari hanno trovato numerosi riscontri del rapporto tra il boss e la Lanceri. A incastrare i due, tra l’altro, una foto che ritraeva Messina Denaro nel loro salotto con un bicchiere di rum nella mano destra e un sigaro gigante nell’altra. Lo scatto è stato ritrovato nel telefono del Boss.

I biglietti d’amore

Lorena alias Diletta aveva inviato alcuni biglietti d’amore a Messina Denaro. «Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu», scriveva nel 2019 in un pizzino. Trovato a casa della sorella del boss Rosalia, si concludeva con «Sei un grande anche se non fossi MMD. Tua Diletta». Secondo gli investigatori il vero mittente della lettera sarebbe Lorena Lanceri, arrestata oggi col marito Emanuele Bonafede per favoreggiamento del capomafia. La donna nelle sue comunicazioni col boss avrebbe usato il nome in codice per celare la sua vera identità. «Penso che qualsiasi donna nell’ averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione …. ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti», scriveva ancora la donna.

I video

Ci sono anche filmati che dimostrano la frequentazione della casa dei due coniugi da parte di Messina Denaro. I video “coprivano” dalle 20.51 del 7 gennaio alle 21.12 del 23 gennaio 2023 e dunque anche i giorni immediatamente antecedenti alla cattura del boss. Dalle immagini emerge che Messina Denaro è andato ogni giorno nell’abitazione dei Bonafede a ora di pranzo e cena e si è trattenuto per numerose ore. Le videoriprese inoltre hanno spesso mostrato la presenza della macchina del latitante, una Giulietta Alfa Romeo, vicino alla casa dei due indagati.

Il Rolex

Secondo le risultanze investigative ‘U Siccu regalò al figlio della coppia un orologio Rolex. Messina Denaro diede alla coppia la somma di 6.300 euro. Destinata a comprare al ragazzo, per suo conto, un Rolex. La spesa we stata puntualmente appuntata in un pizzino in cui, in merito alle uscite del 2017, il boss scriveva: «6300 OROL». Il Rolex è stato recuperato a casa dei Bonafede e sequestrato. Le indagini hanno accertato che era stato comprato l’11 gennaio 2017 alla gioielleria Matranga di Palermo. La singolarità secondo gli inquirenti era che contrariamente alle regole della gioielleria, in quell’occasione non era stata compilata la scheda cliente e quindi non era possibile risalire all’acquirente.

La lettera a Laura Bonafede

Messina Denaro si scriveva anche con Laura Bonafede, figlia del boss Leonardo e moglie dell’ergastolano Salvatore Gentile. Nel covo gli inquirenti hanno trovato una lettera-diario scritta da una persona che si firmava con lo pseudonimo di cugino per proteggere la sua vera identità. Nel pizzino Messina Denaro risponde a un precedente messaggio di “cugino”. «Ci siamo visti da vicino ed anche parlati. – scriveva il capomafia all’interlocutore – mi avrai trovato invecchiato e stanco (…) a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c’è da vedere cosa ha pensato l’affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono». Il termine “affetta formaggi” aiuta gli investigatori. I quali collegano che nel covo di Campobello di Messina Denaro c’era uno scontrino della Coop del 14 gennaio. A quel punto acquisiscono le immagini interne del negozio e vedono Messina Denaro davanti al banco dei salumi parlare con Laura Bonafede.

Leonardo Bonafede e la nipote Martina

Leonardo Bonafede è citato da Messina Denaro in un pizzino che si trova nell’ordinanza che ha portato in galera la sorella maggiore Rosetta. Messina Denaro parla di una certa Martina, nipote di Leonardo Bonafede, che ha scritto un necrologio per il nonno concludendolo con un «onorata di appartenerti». Secondo Messina Denaro quel necrologio è la prova che la ragazza è cresciuta “bene”. Mentre sua figlia Lorenza Alagna, nata dal rapporto con Franca Alagna negli Anni Novanta, non lo è: «È l’ambiente in cui cresci che ti forma e lei (Lorenza, ndr) è cresciuta molto male».

La versione degli indagati

Bonafede e la moglie hanno invece sostenuto davanti agli investigatori che il boss gli fu presentato da un familiare come un medico in pensione di nome Francesco Salsi e che la frequentazione con l’uomo sarebbe stata sporadica. Dalle indagini e dal materiale sequestrato a casa della coppia è venuto fuori, invece, che i due conoscevano Messina Denaro almeno dal 2017.

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