Chi ha incastrato Andrea Bonafede: il golem di Messina Denaro “tradito” da un commerciante d’auto

Un rivenditore si è presentato ai carabinieri e ha spiegato le modalità di acquisto dell’auto

Dai tempi delle prime operazioni dell’antimafia i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro vengono chiamati “golem“. Nella mitologia ebraica erano figure antropomorfe che venivano “svegliati” per sottostare ai voleri di chi li utilizzava. Nella dialettica dell’Antimafia sono lì ad indicare le persone che hanno protetto la latitanza dell’Ultimo dei Corleonesi. Tra questi c’è Andrea Bonafede, arrestato ieri nonostante abbia negato di sapere chi fosse la persona a cui faceva da autista. Secondo gli inquirenti Bonafede era “uomo d’onore riservato”. Era stato quindi creato come mafioso ma all’insaputa del resto dell’organizzazione. La casa della madre Giuseppa Cicio è stata molto probabilmente utilizzata dal boss. Ma, racconta oggi La Stampa, su Bonafede c’è anche una storia che riguarda il modo in cui è stato incastrato. Un rivenditore d’auto di nome Giovanni Tumminello si è presentato dai carabinieri nei giorni scorsi. E ha detto che l’automobile di Messina Denaro, intestata alla signora Cicio, l’aveva presentata «personalmente» e «senza pagare in contanti» un signore che si era presentato come Andrea Bonafede. Ma che lui ha riconosciuto adesso come Matteo Messina Denaro. La Giulietta nera ritrovata domenica era in un recinto di un terreno a Campobello di Mazara. Di proprietà di Antonino Luppino. Il figlio di Giovanni.


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