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Michel Houellebecq e il film porno girato a sua insaputa: «Ho firmato il contratto senza leggerlo»

24 Marzo 2023 - 07:12 Redazione
michel houellebecq
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Lo scrittore contesta il collettivo Kirak e il regista Ruitenbeek: «Mi hanno raggirato»

Michel Houellebecq è il protagonista dell’ultima opera porno del Collettivo Kirac. Ma lo scrittore francese sostiene di essere stato raggirato. E sta scatenando una battaglia legale nei confronti del film “Kirac 27”. È già riuscito a impedire un’anteprima l’11 marzo scorso. Ma sta provando a farlo ritirare. Perché, sostiene, il film è stato un raggiro nei suoi confronti. Perché con la produzione erano d’accordo sul fatto che lo scrittore avrebbe indossato una maschera durante le riprese e non sarebbe stato riconoscibile. Ma invece poi ha visto le scene che lo ritraevano con la moglie Lysis. In cui il suo volto era in primo piano. «Chi non ha mai firmato un contratto senza leggerlo scagli la prima pietra», replica l’autore di “Sottomissione” e “Annientare” (editi in Italia dalla Nave di Teseo). «Siamo arrivati ad Amsterdam, mia moglie ed io, il pomeriggio del 21 dicembre, e nulla si è svolto secondo gli accordi. Innanzitutto, siamo stati filmati, appena scesi dal treno, senza la nostra autorizzazione». Poi, in albergo, le scene di sesso in cui il suo volto appare chiaramente già nel trailer, mentre bacia Isa, una delle collaboratrici del collettivo. «La rottura finale si è verificata la sera del 23 dicembre. Al culmine di un’accesa discussione, durante la quale mia moglie e io siamo stati coperti di insulti, ho intimato a Ruitenbeek di uscire subito dalla stanza, assieme al cameraman. Non l’ho più visto». Stefan Ruitenbeek è il regista del film. La liberatoria firmata dallo scrittore prevede che non abbia diritti sulla sua immagine né sui soldi della pellicola. «La società non si fonda sui contratti, che quasi nessuno legge fino all’ultima clausola», scrive Houellebecq. «Ma su una certa fiducia reciproca. Che può essere gravemente tradita, e questo ci introduce in un altro mondo, nel quale non ho granché voglia di vivere».

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