Superbonus e Decreto Aiuti, cosa succede con le banche, i crediti incagliati e lo sconto in fattura

Al momento sono 19 miliardi i crediti edilizi che rimangono bloccati in mano a imprese e famiglie

Buone notizie per gli esodati del Superbonus. Alcune banche inizieranno nuovamente ad acquistare i crediti da imprese edili e famiglie che erano rimaste bloccate nei mesi scorsi. Due nomi su tutti: Unicredit e Poste Italiane. Nella lista in mano al ministero dell’Economia e delle Finanze ci sono anche altri istituti di credito, ma un elenco preciso si avrà solo lunedì. Quello che conta è che il governo ha incassato il sì da parte delle banche a sfruttare gli spazi fiscali che si libereranno quando queste venderanno i crediti acquistati in precedenza. Inoltre, dovrebbero essere coinvolte nell’operazione anche alcune compagnie assicurative. Di quanti soldi si parla? In potenza, secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, si potrebbe arrivare a 17,4 miliardi di euro. Così aveva detto di fronte alla Commissione Finanze della Camera un mese fa, ricorda Il Sole 24 Ore. Una cifra importante, ma potenziale, dato che al momento non si sa con precisione quali sono tutte le banche interessate e quanto sarebbero disposte ad acquistare dopo la nuova imminente cessione. Le stime del quotidiano parlano di 5-6 miliardi. La Repubblica si spinge più in là, fino a 7,2 miliardi. Comunque una frazione dei 19 miliardi bloccati in mano a famiglie e imprese.


La disponibilità degli istituti di credito

Tra gli istituti che dovrebbero liberare più spazio per l’acquisto, c’è Unicredit che allo scorso novembre aveva rilevato 5 miliardi di crediti prima di interrompere le operazioni nell’impasse dei fondi. Ora l’istituto sta gestendo le pratiche e si sta preparando alla prossima cessione. Mentre Sanpaolo – che ha già rilevato 16 miliardi – resta ferma, buone notizie arrivano anche da Bpm. La banca si dice pronta a una «cauta apertura a nuove operazioni», ma anche in questo caso, si dovrà attendere che si liberi spazio fiscale. Al momento, infatti, i 4 miliardi disponibili sono già occupati. Anche Credit Agricole si dice pronta, non appena verranno definite nuove regole. Insomma, qualcosa si muove, ma probabilmente non sarà abbastanza. Per questo il Mef studia due sistemi. Il primo è lasciare che le banche usino gli F24 dei clienti per compensare i crediti. Il secondo è dare la possibilità agli istituti che non sono riusciti a esaurire i crediti entro il 2022 di convertirli in Btp a 10 anni. Entrambe le soluzioni potrebbero finire tra gli emendamenti al Decreto Aiuti Quater.


I lavori non si fermano

Il tutto mentre i lavori continuano, dato che con Cilas presentata entro il 31 dicembre 2022, la detrazione rimane al 110%, mentre scala al 90% con presentazione successiva ma precedente al 16 febbraio. Rimane in ogni caso, invece, la cessione del credito sul bonus barriere architettoniche. In caso di interventi in edilizia libera, invece, come la sostituzione di caldaie e serramenti, invece, ci sono due modi di attestare l’inizio dei lavori e qualificarsi per ottenere il rimborso. Il primo è un bonifico che attesti il pagamento all’impresario, quantomeno di un acconto precedente il 16 febbraio. Il secondo, spiega il Corriere della Sera è un atto notorio con un profilo penale in caso di mendacio con cui contribuente e impresa dichiarano che è stato formato un contratto entro la stessa data. Da lì, sta all’imprese chiedere la cessione a una banca.

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