«Non si può tacere su abusi sessuali e pedofilia nella Chiesa». Papa Francesco estende l’obbligo di denuncia anche ai laici

Le norme della nuova versione del motu proprio Vos estis lux mundi entreranno in vigore il 30 aprile

Papa Francesco ha promulgato in maniera definitiva le misure per prevenire e contrastare gli abusi sessuali, che la Chiesa Cattolica si è trovata spesso a dover affrontare. Lo ha fatto, come riporta Vatican News, pubblicando la nuova versione del motu proprio Vos estis lux mundi che entrerà in vigore il 30 aprile, sostituendo il testo del 2019. La novità principale riguarda vescovi, superiori religiosi e chierici preposti alla guida di una Chiesa particolare o di una prelatura. Tra chi può essere considerato responsabile di un abuso o una molestia, anche in qualità di persona a conoscenza dei fatti se questi vengono taciuti, sono inclusi «i fedeli laici che sono o sono stati moderatori di associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Sede Apostolica, per i fatti commessi» nel loro periodo in carica. Il testo, inoltre, è stato reso concorde con le ulteriori modifiche alle norme ecclesiastiche promulgate dal 2019 ad oggi. In particolare con la revisione del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (emendato nel 2021); con le modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico (riforma del 2021) e con la nuova Costituzione sulla Curia Romana, Praedicate Evangelium (promulgata nel 2022).


Potenziali vittime

Latinismi a parte, la formula cambia leggermente per includere anche gli adulti vulnerabili, esplicitamente menzionati tra le potenziali vittime. Mentre prima si leggeva di «atti sessuali con un minore o con una persona vulnerabile» ora ci si riferisce a un «delitto contro il VI comandamento del decalogo commesso con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con un adulto vulnerabile». Tutelata anche la libertà di parola. Se prima il vincolo di silenzio non poteva essere imposto solo a chi denunciava, ora la tutela si estende anche alle presunte vittime, così come ai testimoni dei fatti. Viene inoltre rafforzata la sezione nella quale si rammenta di salvaguardare «la legittima tutela della buona fama e la sfera privata di tutte le persone coinvolte», nonché la presunzione di innocenza per chi è indagato in attesa che vengano accertate le sue responsabilità.


Il rispetto delle norme

Per garantire il rispetto delle norme, le diocesi dovranno dotarsi di «organismi e uffici» che siano facilmente accessibili al pubblico per prendere nota delle denunce, piuttosto che dei «sistemi stabili» di cui si leggeva nel vecchio testo. Si specifica, poi, che a condurre le indagini dovrà essere il vescovo reggente nel luogo interessato dalla denuncia. Tutto ciò si somma al motu proprio del 2019, che obbliga vescovi e capi religiosi, a cui ora si aggiungono i laici alla guida di associazioni religiose cattoliche, a denunciare quanto sanno nei casi di molestie e abusi, non solo sessuali, ma anche legate all’esercizio eccessivo della propria autorità.

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