Aulla (Massa-Carrara), 80enne ricoverata in Rsa contro la sua volontà. La figlia: «Si sta lasciando morire»

«Voglio tornare a casa mia, qui non mi trovo bene. Non ho capito perché mi abbiamo portato qui, ma certo io non ci volevo venire», spiega la donna a La Nazione

«Si rifiuta di mangiare, non vuole fare le terapie: si sta abbandonando», così la figlia di Dora Piarulli parla di sua mamma, 80 anni, che da un mese e mezzo si trova in una Rsa di Aulla, in Lunigiana. «Ma contro la sua volontà», spiega Anna Estdahl che da un anno ha intrapreso una dura battaglia per sua madre. «L’hanno ridotta a una procedura», continua la donna, «vuole tornare a casa, tutti sanno bene che le persone anziane possono essere curate al meglio in casa, coccolate nell’ambiente familiare. Perché invece questo non viene permesso a mia madre? Perché l’amministratore di sostegno ritiene che debba stare in una struttura lontana dai suoi affetti? Anche dal suo amatissimo gatto?». Dora non è completamente autosufficiente ma ha una figlia e una badante che possono accudirla. Da circa un mese però su richiesta dell’amministratore di sostegno e sulla scorta di una sentenza di Tribunale, l’anziana è ricoverata presso la struttura ad Aulla in cui la figlia può andare a trovarla ma non più di 30 minuti al giorno. A parlare con La Nazione anche la stessa donna: «Voglio tornare a casa mia, qui non mi trovo bene. Non ho capito perché mi abbiamo portato qui, ma certo io non ci volevo venire», spiega. E si dice pronta a lasciarsi morire se non le daranno la possibilità di tornare nella sua casa di Camaiore.


«Mi hanno chiamato dicendo che l’avevano portata ad Aulla»

«Io vivo a Torino», riprende la figlia di Dora, «ma le ho messo a disposizione una badante che la accudisce e che le stava vicino in ogni momento. A ogni problema di salute avuto da mia madre, io sono corsa da lei e le ho assicurato tutte le cure necessarie fino al ricovero in ospedale avvenuto a febbraio». E proprio in occasione del ricovero la situazione sembrerebbe essere precipitata. «Dopo averla tenuta una settimana in osservazione i medici avevano disposto le dimissioni. Ma quando hanno visto che c’era anche un amministratore di sostegno le cose si sono complicate», racconta Estdahl. «Prima è arrivata un’ambulanza che la doveva portare a casa, poi un’altra che la doveva porta nella rsa di Aulla. Ma sono state entrambe fermate. Il giorno dopo mi hanno chiamato per dirmi che mia madre era stata portata ad Aulla. Contro la mia e la sua volontà». Oggi 29 marzo, dopo una prima sentenza che ha dato ragione all’amministratore di sostegno, è prevista una nuova udienza in Tribunale. «Nella precedente udienza l’assistente sociale e l’amministratore di sostegno avevano detto che io ero l’unico ostacolo a impedire il ricovero di mia madre. E per quale motivo ostacolo il ricovero?», continua la figlia di Dora, «non certo per un pregiudizio nei confronti dell’amministratore, ma perché in tutti questi anni ho cercato di rispettare sempre i desideri di mia madre. Che vuole tornare a casa ed essere assistita da una badante in una casa idonea e che ha già tutte le strutture per poterla ospitare al meglio».


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