«Non c’è un confronto da fare. Ci sono leggi e una sentenza precisa. I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare». Neppure il termine disobbedienti la convince: «No, è qualcosa che decidono loro sapendo che c’è una sentenza che non applicano. Non c’è qualcosa da contrattare». E’ la risposta del ministro della Famiglia Eugenia Roccella dopo la lettera di alcuni sindaci sui figli delle coppie gay che chiedono di continuare a registrare entrambi i genitori fin dal certificato di nascita. «I sindaci non stanno protestando contro la circolare Piantedosi – ha specificato riferendosi al testo con cui i prefetti hanno fatto sapere ai sindaci che rischiavano l’incriminazione se avessero continuato a registrare le famiglie omogenitoriali – ma contro la sentenza della Cassazione. Quindi dovrebbero avere casomai un dialogo con il presidente delle Sezioni unite. C’è una sentenza molto precisa che dice determinate cose». Il riferimento del ministro è al fatto che una sentenza delle Sezioni unite del dicembre scorso ha annullato la registrazione di due padri di Verona, riconoscendo solo il padre biologico e indicando come strada la successiva adozione da parte del genitore “di intenzione”. Alla domanda su che cosa pensi, a livello umano, della richiesta dei sindaci ‘disobbedienti’ di incontrare la premier Giorgia Meloni per un confronto sul tema, Rocella risponde: «A livello umano? I sindaci si incontrano tutti i giorni. Io non ho deleghe in materia».
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