Superbonus, la Camera dà la fiducia al governo sui crediti fiscali: 185 favorevoli, 121 contrari e 6 astenuti

Il voto finale è atteso per martedì 4 aprile, poi il testo passerà in Senato

Con 185 voti a favore, 121 contrari e 6 astenuti il governo incassa la fiducia della Camera dei deputati sul decreto Superbonus. Il testo è passato in commissione nei giorni scorsi con una serie di emendamenti. E tra le modifiche approvate spicca la proroga al 30 settembre 2023 del superbonus al 110% per le spese sostenute per le villette unifamiliari con un avanzamento dei lavori pari al 30% al settembre dello scorso anno. Ma anche lo sblocco dei crediti maturati nel 2022 a rischio decadenza per l’impossibilità di inviare le relative comunicazioni all’Agenzia delle entrate entro fine marzo. In questo caso sarà possibile effettuare la comunicazione anche in assenza della conclusione dell’accordo di cessione con la banca. Per la remissione in bonis, invece, ci sarà un prossimo comunicato legge che chiarirà i termini. A riguardo, è stata preannunciata la possibilità di regolarizzare la propria posizione entro il 30 novembre con una sanzione di 250 euro.


Bocciati i modelli F24

Via libera anche alla proroga della cessione dei crediti per edifici ex Iacp, Onlus, lavori con sismabonus. Per problemi di cassa, invece, è stata bocciata l’ipotesi degli F24 per la cessione crediti. Archiviati sconti e cessioni, c’è una chance in più per i redditi bassi con scarsa capienza fiscale. Per le spese sostenute dal primo gennaio al 31 dicembre 2022, i contribuenti potranno optare per il riparto della detrazione in 10 quote annuali a partire dal periodo d’imposta 2023. Per quanto riguarda i crediti incagliati, nasce un veicolo finanziario per la compravendita. Banche e assicurazioni potranno utilizzare gli spazi fiscali disponibili, mentre chi li ha esauriti per smaltire fino al 10% dei crediti scontati annualmente potrà ricorrere ad una compensazione con i buoni del Tesoro, con emissioni a partire dal 2028. Il voto finale è atteso per martedì 4 aprile. Poi il testo passerà in Senato. Dovrà essere convertito in legge entro il 17 aprile. È probabile che il governo ponga di nuovo la fiducia per chiudere l’iter del decreto.


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