La nuova corsa all’oro: le quotazioni sopra i 2mila dollari l’oncia. Cosa c’è dietro i rialzi e cosa dicono gli esperti

A influenzare l’andamento dei prezzi sono state soprattutto le crescenti speculazioni sulla politica futura della Federal Reserve statunitense

Le turbolenze del mercato hanno l’oro in bocca. Su di esso si sono infatti riversati gli investitori ieri, martedì 4 aprile, dopo una serie di annunci, spingendo al rialzo le quotazioni dell’oro spot per lo 0,14%. Il prezzo ha ormai superato la soglia dei 2mila dollari l’oncia. Mentre si addensano le preoccupazioni sul futuro delle grandi banche, il settore sembra prosperare, toccando livelli che non si vedevano dal febbraio 2022. Il prezzo spot dell’oro è salito fino a 2023.35 dollari l’oncia durante le prime ore di negoziazioni, per poi chiudere la giornata leggermente al ribasso, a circa 2.020 dollari Usa. Mentre l’argento ha chiuso a 25 dollari l’oncia, salendo di circa un dollaro in un giorno.


Le ragioni

Dietro questo balzo del bene rifugio per eccellenza si celano le crescenti speculazioni sulla politica futura della Federal Reserve statunitense, come ricostruisce Il Messaggero. La banca ha deciso alla fine di marzo un nuovo aumento dei tassi d’interesse overnight di riferimento per un quarto di punto percentuale, riservandosi di programmare eventuali e ulteriori incrementi sulla base delle informazioni future. I nuovi dati Usa, però, certificano la discesa ai livelli minimi dei nuovi posti di lavoro (indicatori della domanda di lavoro), con 1.7 offerte per persona. Numeri che possono essere letti come il frutto degli sforzi della Fed per domare l’inflazione, e dunque l’eventuale interruzione nell’aumento dei tassi, se non addirittura un’inversione di rotta. E se questo trascina giù la valuta statunitense, spinge in alto il metallo giallo. Il prossimo venerdì 7 aprile, intanto, si attende un rapporto completo del Dipartimento del lavoro. A incidere sull’andamento in borsa dell’oro, in ogni caso, sono stati anche gli sviluppi nel settore petrolifero. L’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati (Opec+) ha infatti deciso di tagliare a sorpresa la produzione di petrolio di 1 milione di barili al giorno a partire dal mese di maggio fino a tutto il 2023. Decisione che inevitabilmente si riflette in un aumento nei prezzi del greggio. Che a sua volta ha alimentato i timori degli esperti in merito a un’ulteriore crescita dell’inflazione. Mentre è più probabile che la Fed mantenga i tassi elevati se l’inflazione rimane persistente, l’appeal dell’oro come copertura ne uscirebbe rafforzato.


Gli investimenti

Comprare qualcosa nel momento in cui il suo prezzo sta salendo sembrerebbe a prima vista una decisione controintuitiva. A meno che non si tenga in considerazione il fatto che in futuro il valore dell’acquisto potrebbe continuare a salire. Lo specialista David Morgan del Morgan Report (che si occupa di analisi e consulenze finanziarie) ha recentemente dichiarato a Investing News Network: «C’è un vecchio adagio che dice che non c’è febbre come la febbre dell’oro. Quindi, se continua così, è meglio avere 2mila dollari l’oncia d’oro piuttosto che non avere oro affatto». Posizione condivisa da Joe Cavatoni, chief market strategist, che al World Gold Council ha spiegato: «Un prezzo elevato può o meno essere un ostacolo per qualcuno che sta effettuando un investimento strategico sull’oro. A volte gli investitori si concentrano troppo sul prezzo. E possono diventare troppo sensibili a livelli elevati. Ma bisogna adottare una mentalità diversa quando si pensa all’oro da un punto di vista strategico».

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