Cosa c’è dietro l’addio di Stefano Feltri alla direzione del quotidiano Domani (sostituito dall’ex vice Fittipaldi)

«Non è mio costume fare polemiche o commenti sui posti in cui ho lavorato, quindi non chiedetemeli», ha scritto Feltri in un post di saluto sui social

Un fulmine inatteso ma non troppo a ciel sereno per la redazione del quotidiano Domani. Dal ruolo di vice direttore, Emiliano Fittipaldi, giornalista autore di numerose inchieste, ha preso ufficialmente il posto di Stefano Feltri alla direzione del giornale. Una decisione annunciata poche ore fa dal Consiglio di Amministrazione di Editoriale Domani SpA e che decreta la fine della guida operata da Feltri, direttore della testata dal 15 settembre 2020, data in cui Domani uscì per la prima volta nelle edicole d’Italia. «L’Editore e il Consiglio di Amministrazione ringraziano Stefano Feltri per l’impegno e il lavoro svolto in questi anni e augurano al nuovo direttore di affrontare con passione l’importante sfida che lo attende», spiega la nota ufficiale. E ancora: «L’Editore ha deciso di sostenere il giornale con nuovi importanti investimenti in ambito digitale al fine di consolidare il ruolo che Domani si è conquistato nell’ambito del panorama informativo italiano». Edito da Carlo De Benedetti, in passato editore del quotidiano la Repubblica, Domani è nato in piena pandemia: «Un giornale nuovo con un futuro tutto da scrivere», aveva titolato Feltri, ex vice direttore del Fatto Quotidiano. Ora la separazione che sembra essere stata tutto tranne che consensuale: il post pubblicato sui social dall’ex direttore dal titolo Domani è un altro giorno parla del comunicato «preparato dall’azienda», annunciando così la sua dipartita: «Dopo quasi tre anni di intenso e appassionante lavoro, si chiude la mia esperienza di direttore del quotidiano Domani che ho contribuito a fondare con un team piccolo ma battagliero di giornalisti nel 2020», scrive Feltri, «non è mio costume fare polemiche o commenti sui posti in cui ho lavorato, quindi non chiedetemeli». Solo poche ore fa l’ormai ex direttore in diretta su La7 nel programma Otto e mezzo di Lilli Gruber raccontava le fatiche di ricoprire un ruolo come il suo, commentando la notizia di Matteo Renzi come direttore del Il Riformista: «Io non mi sento un suo collega». E da oggi a tutti gli effetti Feltri non è più considerabile, almeno per ora, un collega di Renzi, quantomeno nella direzione di una testata giornalistica. «Appena ci saranno altre novità, le comunicherò per questa via», scrive ora l’ex direttore di Domani, «nell’immediato mi dedicherò con più tempo a seguire il lancio del libro Inflazione, che sta andando molto bene e ringrazio tutti anche per questo».


Difficile far quadrare i conti

Creato come società editrice il 4 maggio 2020, il primo numero cartaceo del Domani è arrivato in edicola il 15 settembre 2020. Dopo un mese e mezzo circa erano arrivate le dimissioni del presidente del Cda Luigi Zanda: a sostituirlo l’ex Dg Rai Antonio Campo Dall’Orto, tutt’ora in carica. A controllare i passaggi l’ingegnere e storico editore di la Repubblica, Carlo De Benedetti, attraverso due società: la Romed con il 98% delle azioni e la Romed International, con un capitale iniziale dichiarato per il nuovo quotidiano di 10 milioni di euro. Una cifra che De Benedetti avrebbe a sua detta destinato a una Fondazione creata ad hoc, passaggio però mai avvenuto. Nel primo anno di vita del giornale, di quei 10 milioni di euro risultavano versati soltanto 2.550.000 euro, con un bilancio che a fine 2020 registrò una perdita di 1.937.143 euro e un fatturato di 2.346.635 euro. Con un calcolo fatto sulle vendite relative ai soli tre mesi e mezzo di esercizio. Per il 2021 il capitale sociale versato è salito invece a 6.050.000 su 10 milioni, con un fatturato cresciuto a 4.550.132 di euro. Ad aumentare però sono state anche le perdite, pari a 2.303.372 di euro. Ad oggi i numeri del 2022 rimangono ancora sconosciuti in attesa della pubblicazione dei documenti di bilancio. Quello che è certo è che le perdite finora registrate hanno già eroso il capitale che da 10 milioni si è ridotto a 5.759.485 di euro, con 3.950.000 di euro ancora da versare. Se l’andamento dei conti del 2022 fosse simile a quello dei due anni precedenti le prospettive di crescita per il quotidiano sarebbero a questo punto davvero minime. Una delle ipotesi formulate nell’ultimo periodo era stata allora quella di ridurre i costi almeno di carta e stampa trasformando il Domani in un quotidiano esclusivamente digitale. La stessa digitalizzazione di cui parla anche la nota ufficiale di poche ore fa sulla nomina di Fittipaldi a direttore. Un’idea quello di un giornale online che però sembra ancora non aver trovato un iter formale. Al momento, con costi del personale che a fine 2021 ammontavano a 2.387.353 di euro, la decisione è stata quella di tagliare lo stipendio del direttore. Con ancora però scarsi risultati nella risoluzione dei problemi strutturali. Intanto i tentativi di dare un più stabile futuro industriale al Domani continuano: le ultime indiscrezioni parlano di una ricerca di possibili soci finanziatori.


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