Omicidio Alice Scagni, la lettera della madre contro il genero: «Sapevi delle minacce, perché non hai fatto nulla?»

Gianluca Calzona, marito di Alice Scagni, ha deciso di costituirsi parte civile. La rabbia dei genitori di lei: «Capisco che tu possa odiarci, ma perché dare tutta la colpa ad Alberto?»

«Ho deciso di scriverti questa lettera aperta per non consentirti più di nasconderti fin dal momento esatto in cui tua moglie è stata uccisa quasi sotto i tuoi occhi». Si apre così la durissima lettera scritta da Antonella Zarri, madre di Alice Scagni, al genero Gianluca Calzona. Martedì scorso, Alberto Scagni è stato rinviato a giudizio per aver ucciso sua sorella lo scorso 1° maggio a Quinto, in provincia di Genova. L’accusa di è di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalla premeditazione. In aula di tribunale, il marito di Alice ha deciso di costituirsi parte civile, sostenendo che Alberto fosse pienamente capace di intendere e di volere e sposando di fatto la tesi della procura genovese. Una strategia dissonante rispetto a quella dei genitori della vittima (e del presunto carnefice), che portano avanti la tesi del vizio di mente e puntano il dito contro i ritardi delle forze dell’ordine. «Mentre lei era uscita a portare fuori il cane pur sapendo da noi delle minacce di Alberto, tu sei rimasto chiuso in casa. Io sono felice, credimi, che tu ti sia salvato. Ti chiedi perché non hai fatto nulla? Non hai nemmeno chiamato il 113», attacca Antonella Zarri nella sua lettera al genero. E poi ancora: «Capisco che tu possa odiarci perché abbiamo dato alla luce un figlio che ha ucciso tua moglie e madre del tuo bimbo. Che senso ha, tuttavia, dare tutta la colpa ad Alberto ignorando volutamente ciò che si sa perfettamente? Io e Graziano, mentre tu eri in casa, eravamo aggrappati al telefono nella disperata e vana richiesta di intervento della polizia».


La lettera aperta di Antonella Zarri

«Caro Gianluca, tu sei il marito di Alice. Mia figlia. Il padre di mio nipote. Ho atteso invano che tu smentissi le eccentriche esternazioni del tuo avvocato ma, evidentemente, o non hai il coraggio di farlo, o, peggio, le condividi. Ho deciso pertanto di scriverti questa lettera aperta per non consentirti più di nasconderti fin dal momento esatto in cui tua moglie è stata uccisa quasi sotto i tuoi occhi. Quasi, perché mentre lei era uscita a portare fuori il cane pur sapendo da noi delle minacce di Alberto, tu sei rimasto chiuso in casa. hai detto che sarebbe stato compito tuo ed io sono felice, credimi, che tu ti sia salvato. Ma ti chiedi perché non hai fatto nulla?. Non hai nemmeno chiamato il 113. Non sapevi nulla? Ma tu stesso hai raccontato alla Procura del terrore che avevi per te e per la tua famiglia a causa della follia ingravescente che ha manifestato Alberto negli ultimi mesi. Hai raccontato di come ti sei personalmente attivato affinché Alberto fosse visitato da un medico che conoscevi per poter magari essere seguito da un centro di salute mentale.


Ora mi sorprende come tu possa, tramite il tuo avvocato, sostenere che Alberto è pienamente capace di intendere e volere a dispetto di tutte le evidenze e di quanto tu stesso hai raccontato di aver vissuto. Hai raccontato che Graziano ti aveva detto che Alice doveva stare molto attenta alla follia evidente di suo fratello. Io capisco che tu possa odiarci perché abbiamo dato alla luce un figlio che ha ucciso tua moglie e madre del tuo bimbo, ma noi siamo gli stessi genitori anche di Alice e non devi dimenticarlo.

È comprensibile che ciascuno di noi si possa interrogare su come possa essere successo tutto questo, su come avrebbe potuto essere evitato e su come sopravvivere. Che senso ha, tuttavia, dare tutta la colpa ad Alberto ignorando volutamente ciò che si sa perfettamente? Vuoi dare la colpa a me come piace tanto alla Procura? Accomodati. Questo, però, non risolverà il tuo dolore. Io e Graziano, mentre tu eri in casa, eravamo aggrappati al telefono nella disperata e vana richiesta di intervento della Polizia. Gli unici che avrebbero potuto evitare a tutti noi questo immenso dolore.

Questa è la verità. Lo sai perfettamente. Io non mi nascondo dietro il mio avvocato, come vedi. Prima di accettare il nostro incarico ha voluto conoscere tutto di noi e della nostra famiglia per poi chiederci se fossimo disposti ad accettare il fatto che sarebbe stata poi divulgata ogni cosa e che saremmo stati totalmente violentati nella nostra privacy dalla stampa. Gli abbiamo chiesto il perché e lui ci ha risposto che ciò accade sempre nei processi dove sono coinvolti o dovrebbero esserlo le Forze dell’Ordine.

Caro Gianluca, quel che non devi dimenticare come padre è che un giorno, te lo auguro di cuore, tu potrai ricostruirti una vita nuova. Ne hai pieno diritto. Ma noi abbiamo perso due figli che mai più nessuno potrà restituirci. Noi non chiediamo la libertà di Alberto ma solo che venga curato in modo che non possa far del male a nessun altro.
Ecco, mi pare di averti detto tutto.
Ti voglio bene così come voglio tantissimo bene a tuo figlio, mio nipote. La cosa piu grande che mi è rimasta di Alice.
Ti voglio bene perché ti ha scelto Alice e perché avevi detto che avremmo dovuto fare tutto come avrebbe voluto lei.
Ciao,
Antonella»

Credits foto: ANSA/LUCA ZENNARO | Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice Scagni, al loro arrivo per l’udienza preliminare a porte chiuse presso il Tribunale di Genova (4 aprile 2023)

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