Sabrina Impacciatore: «Sono entrata a Hollywood dalla porta principale ma il naso grosso per me è sempre stato un problema»

L’attrice racconta il suo esordio in una serie tv in America. E gli inizi con Boncompoagni

L’attrice Sabrina Impacciatore è entrata a Hollywood dalla porta principale. Ha fatto una sola serie tv, The “White Lotus”, sulle disfunzioni dei ricchi ospiti di un resort. Ma il suo personaggio e la sua interpretazione hanno convinto tutti. Oggi si racconta in un’intervista al Corriere della Sera. In cui parte dalla storia della sua infanzia: «I primi sette anni di vita li ho passati al Prenestino. Poi siamo andati all’Eur. Papà era un dirigente e azionista della Bosch. Era il responsabile della filiale di elettrodomestici in Sardegna. Lo vedevo poco. Mamma era impiegata statale al ministero delle Finanze». La sua prima recita, dice a Valerio Cappelli, è stata «a otto anni, in un Natale in casa. Mi misero il velo azzurro sulla testa. Lo ricordo come un momento epifanico, sentivo l’aura, la potenza. Credevo di essere la Madonna! È come se in quel momento, così bambina, mi fossi detta: questa sarà la tua vita. Più tardi in uno sketch casalingo interpretai un idraulico».


Il debutto e Boncompagni

A 16 anni il debutto in un teatro di Trastevere. Recitando le parti di sei diversi personaggi. Poi la tv con Gianni Boncompagni. In questo caso il racconto è un classico: l’attrice accompagna un’amica a fare un provino: «Mi fece cantare “Il cielo in una stanza”. Ero a cinque metri da Gianni, mi fermò e disse, oddio mi hai sputato in un occhio. Voleva provocarmi. Gli risposi angosciata, dandogli del lei, mi scusi tanto. Voleva studiare la mia reazione. Ma tutto cominciò quando in un’intervista con Roberto D’Agostino parodiai una canzone di Boncompagni cambiando le parole. Mi prendevo in giro sul mio naso. Gianni disse, ma tu allora sai scrivere canzoni». Impacciatore dice che il naso grosso per lei è sempre stato un problema: «La gobba mi spuntò a 12 anni. Non ho mai smesso di piangere fino ai 18, quando in una notte ebbi un incubo. Mi toglievano le bende dopo l’operazione chirurgica e urlavo: chi sei tu? Non mi riconoscevo più. Da lì ho cominciato a prendermi in giro sui miei difetti, il naso, l’altezza. Mamma mi diceva che Bridget Jones l’avevo inventata io».


Los Angeles

Ma ora la sua vita è a Los Angeles: «Della prima serie non sapevo nulla, non l’avevo vista. In America spopolò, in Italia fu di nicchia. Il provino è stata una cosa complessa. L’agente mi disse che l’avevano fatto tutte le attrici italiane dai 35 anni in su. Ho visto sei episodi e sono rimasta folgorata. Dopo 48 ore mi chiama l’agente: sono impazziti per te». E non ha intenzione di lasciare Hollywood: «Chi si muove? Sono qui da quattro mesi. È un posto senza eros e io ne sono sempre a caccia. Ma non avevo mai incontrato persone così meravigliose. Le feste sono solo occasioni di lavoro. Ho incontrato per caso Michelle Pfeiffer, il mio mito Laura Dern, Anne Hathaway, Ana de Armas. E tutte mi dicono: “Sabrina i love you”».

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