«Anche Andrea, come tutti, aveva paura di incontrarlo ma ci scherzava su: “Speriamo di non trovar l’orso”, diceva ogni tanto prima di partire. Purtroppo così è stato». A raccontare di Andrea Papi, ucciso dalla violenza di un orso e trovato morto lo scorso 6 aprile nella Val di Sole (Trentino), è la fidanzata Alessia Gregori. «È uscito di casa poco dopo le 16. Con lui avevo appuntamento alle 19. Sarebbe dovuto venire a prendermi al mio studio di fisioterapia a Malè, dove sono nata e lavoro, insegnando ginnastica artistica ai bambini. Dovevamo andare al compleanno del compagno di mia sorella», racconta al Corriere Trentino, tornando a quel tragico mercoledì. «Non vedendolo arrivare, ho chiamato Franca, la madre di Andrea, poi sono andata a controllare ai piedi della montagna. Quindi, ho chiamato il 112. Dopo le tante ore di ricerca, passate le 3 di notte, sono venuti i carabinieri a casa per darci la notizia».
«Su quel versante di montagna gli orsi ci camminano e sono parecchi»
Alessia sul luogo della tragedia è tornata poche ore fa insieme ai genitori di Andrea. «Quando siamo arrivati, ho ripensato a quei maledetti ultimi istanti che lo hanno portato via. Ma io a camminare in montagna ci andrò comunque, consapevole che il pericolo rimarrà sempre», spiega. «Magari, invece di andarci da sola, ci andrò in compagnia. La paura rimarrà quella di prima, dato che in queste zone l’orso gira parecchio perché è il suo habitat. Come è successo ad Andrea, poteva succedere a chiunque altro». La giovane ricorda dei timori del fidanzato su un possibile incontro con un orso: «Quando andava a correre aveva paura certo. Perché si sa che su quel versante di montagna gli orsi ci camminano e sono parecchi. Tutti sanno che esiste una possibilità di incontro. Per cercare di non pensarci, qualche volta Andrea ci scherzava su: “Speriamo di non trovar l’orso”. Purtroppo così è stato».
«Giusto abbattere l’orso che ha ucciso Andrea. Ma non diventi la soluzione al problema»
Dal giorno in cui Andrea è scomparso la ragazza continua a condividere sui social momenti passati assieme: «Cerco di ricordarlo il più possibile. Lo faccio su Instagram, ad esempio, pubblicando foto di momenti condivisi. Un po’ come avere un diario dove tutte le memorie rimangono fissate», racconta. «Era un ragazzo stupendo, educato e inclusivo, un ragazzo d’oro, con una pazienza infinita, non si arrabbiava mai». Dopo l’attacco fatale, accertato dall’autopsia sul corpo del giovane, è arrivata la decisione della giunta della provincia di Trento, annunciato dal governatore Maurizio Fugatti: «L’orso che ha aggredito e ucciso Andrea Papi, il 26enne trovato morto in un bosco della valle di Sole, dovrà essere abbattuto». A questo proposito la fidanzata di Andrea Papi commenta: «Se un cane ammazza un altro cane, esiste una prassi che prevede l’abbattimento dell’animale che ha ucciso», riflette. «Dato che è scomparsa una persona, vorrei che si agisca in questo modo. E non lo dico riferendomi all’orso in sé, ma a qualsiasi specie in grado di recare danni all’uomo. Se fosse stata una mosca a uccidere Andrea, avrei chiesto l’abbattimento anche per lei. Ma questa non diventi la soluzione al problema, perché tolto un orso ne rimarranno tanti altri pericolosi». Alessia Gregori continua spiegando come dietro una singola aggressione ci sia una questione di mala gestione ben più ampia: «Tante persone non riescono a capire che noi ci viviamo nel bosco, e che è sì un habitat dell’orso ma anche il nostro. Quando io esco di casa, sono già in montagna. Qui non esiste un parco per andare a correre in tutta tranquillità. Capisco anche che l’animale ha agito d’istinto per difendersi, non vedo una colpa in questo. Il problema è la situazione mal gestita nel progetto “Life Ursus”, che è sfuggita di mano».
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